Vertice degli alleati: "Fatti passi avanti verso il governo". Forza Italia e Lega: 4 ministri a partito

Il summit di Arcore si chiude con un accordo sulle priorità del nuovo esecutivo: subito un decreto contro il caro-bollette. Programmato un altro incontro prima del 13 ottobre, il giorno dell’insediamento delle nuove Camere

Vertice degli alleati: "Fatti passi avanti verso il governo". Forza Italia e Lega: 4 ministri a partito

Si rivedranno sicuramente prima di giovedì a Roma. Prima cioè delle sedute inaugurali delle due Camere. Ma non ci sono discorsi rimasti in sospeso nel vertice che si è tenuto ieri a Villa San Martino ad Arcore. Berlusconi ha ricevuto Salvini e la Meloni per un breve incontro. La scelta di Arcore, come assicurano i bene informati, non è casuale. Si è trattato, simbolicamente di una sorta di omaggio al presidente di Forza Italia, in modo da riconoscere in modo evidente ai media ma non solo, il suo ruolo di leader di partito ma anche di «padre» del bipolarismo italiano. Lui stesso, in mattinata celebrando il centesimo anniversario della nascita del Pli, aveva ricordato di essere stato il fondatore del centrodestra nel '94, e che gli elettori «hanno attributo a Forza Italia il compito di guidare il Paese, come garante dei principi liberali nell'attività di governo».

Pochi i nomi emersi durante il confronto. Tra questi quello del prefetto di Roma Matteo Piantedosi, che potrebbe andare a occupare la poltrona di ministro dell'Interno, e della presidente del Senato uscente, Elisabetta Casellati, indicata da Berlusconi stesso come possibile nuovo Guardasigilli.

Il confronto (giudicato «produttivo» dai tre leader) è durato poco più di un'ora e si è concentrato sulle priorità del governo prossimo venturo. Il primo passo, concordato, è un decreto contro il caro-bollette. Una misura, insomma, che possa essere efficace per aiutare famiglie e imprese nell'attesa che anche l'Europa faccia la sua parte per introdurre un tetto al prezzo del gas. Berlusconi ha anche precisato che dalle urne è uscito chiaro il mandato a difesa dei principi liberali. Sui quali il governo non potrà derogare.

Nel corso del vertice si è trovato un accordo di massima sul metodo. A Lega e Forza Italia dovrebbero andare quattro ministeri a testa mentre l'uso dei tecnici (comunque di area) dovrebbe essere limitato all'indispensabile, dal momento che quello che sta per nascere è un governo che si impegna a rispettare la volontà popolare espressa dal voto del 25 settembre. Oltre al Viminale il ricorso ai tecnici dovrebbe essere limitato a Salute ed Economia.

I tre hanno convenuto che è essenziale dimostrare all'opinione pubblica che la coalizione è in grado di esprimere fin da subito un governo forte e una maggioranza coesa. Il messaggio della presidente di Fratelli d'Italia al segretario leghista e al leader azzurro è chiaro: se e quando dovessi ricevere dal capo dello Stato l'incarico di formare un governo, voglio essere pronta subito. Questo in sintesi il ragionamento fatto da Meloni ai suoi alleati. Le urgenze del Paese sono così pressanti e le questioni in ballo così importanti che - ha detto - non possiamo perdere tempo.

I tre leader del centrodestra si sono lasciati con l'impegno di rivedersi nei prossimi giorni. D'altronde devono ancora essere presi gli ultimi accordi per la scelta dei candidati alle presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama da offrire alle due assemblee per il voto. Una scelta che appare complessa visto che è intrecciata a quella dei futuri ministri.

Si è comunque convenuto che le due presidenze saranno appannaggio del centrodestra e si è già raggiunto un accordo di massima affinché il presidente dell'assemblea di Montecitorio sia appannaggio del Carroccio. Ipotesi che, comunque, non accontenta pienamente i leghisti. Molti dei quali confidavano di eleggere Roberto Calderoli al vertice del Senato.

E proprio sulla questione della composizione dell'esecutivo da via Bellerio filtra un messaggio chiaro agli alleati: la Lega ha chiara

la propria squadra di governo ed è pronta, ai massimi livelli. Le priorità del partito di Matteo Salvini sono la difesa degli stipendi, delle pensioni e del lavoro degli italiani, partendo dal già citato decreto ferma-bollette.

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