Mani sporche di grasso e ore passate in garage. I teen ager italiani saranno gli unici «autorizzati» a truccare la Vespa (e a sfiorare i 90). I cinesi ci hanno provato ma non c'è proprio gara. La loro Ves - brutta copia dello scooter più iconico di tutti i tempi - resta sul mercato ma, come dire?, viaggia su un altro circuito.
La Cassazione riconosce la tutela del diritto d'autore per la forma della Vespa, prodotta fin dal 1946 da Piaggio. Lo storico scooter del gruppo di Pontedera (Pisa) presenta i requisiti di legge per essere considerato «un'opera dell'ingegno». La sentenza non è che la conferma di quanto già decretato dai due precedenti gradi di giudizio e attribuisce un valore decisivo ai riconoscimenti nell'ambiente artistico, non meramente industriale, che la Vespa ha ricevuto per le sue qualità creative ed artistiche, che attestano si tratti di «un'icona simbolo del costume e del design artistico italiano».
Anche i giudici si rendono conto di quello che per gli italiani e per il nostro cinema era più che chiaro: la Vespa fa parte di noi e della nostra storia. Ci ha fatto sognare nelle Vacanze romane di Audrey Hepburn e Gregory Peck, ci ha accompagnato nella Dolce vita di Fellini e ci ha fatto entrare nell'introspezione d'agosto di Nanni Moretti. Inimmaginabili certe scene girate in sella all'imitazione del motorino. È come immergere Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nella copia della fontana di Trevi americana o di Seul.
Confermato dalla Cassazione anche quanto già affermato dalla Corte d'Appello a seguito di un ricorso del gruppo cinese Znen, che produce la Ves, sull'estensione del diritto d'autore di cui gode Piaggio. Secondo la Suprema Corte infatti la tutela della forma della Vespa riguarda tanto il modello storico del 1946, quanto tutte le successive elaborazioni, che sono state operate e che sono riconosciute come «diretta emanazione del primo modello».
La battaglia legale è stata lunga e complessa, da quando il gruppo cinese Zhejiang Zhongneng Industry ha registrato in Europa la sua Ves. Nel 2021 l'ufficio dell'Ue per la proprietà intellettuale (Euipo) aveva autorizzato la registrazione e Piaggio aveva immediatamente presentato ricorso presentando diversi elementi di prova, inclusa la presenza della Vespa al Museum of Modern Art di New York.
Ma la battaglia per tutelare la Vespa non è finita. Lo scooter rischia di finire in garage e di non sopravvivere alle nuove leggi europee sull'ambiente, a cominciare dalle misure previste nel Green deal sulla circolazione dei mezzi a benzina. A vigilare sulle sorti dello scooter è anche l'eurodeputata della Lega Isabella Tovaglieri, vespista da sempre impegnata nella tutela dei veicoli storici. A casa ha una 125 primavera del 77 color bluette ed è tra i primi firmatari della petizione «Vespa patrimonio culturale italiano», promossa dal Vespa Club d'Italia per chiedere allo Stato il riconoscimento dell'iconico scooter come espressione storica, culturale e artistica del nostro Paese.
«Il nostro patrimonio Made in Italy rischia di venir penalizzato dall'ambientalismo ideologico di Bruxelles, nonostante lo scarsissimo contributo dei veicoli storici all'inquinamento atmosferico. Mi batterò per tutelare la Vespa. Anche Roma l'aveva esclusa dalle Ztl come le euro 0 senza considerare la sua unicità ma è poi intervenuto il Tar per annullare il divieto di circolazione».
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