«Sono in carrozzina dall'età di 15 anni, utilizzo un respiratore con mascherina 24 ore al giorno, non posso né mangiare né bere da solo, le braccia non riesco ad utilizzarle tranne per piccoli movimenti. Io non ce la faccio più: voglio sapere di poter decidere quando andarmene, e voglio sapere di avere il sostegno della nostra sanità per poterlo fare vicino alle persone che amo, in totale libertà». Magari non oggi e nemmeno domani ma Stefano Gheller vuole avere la possibilità di decidere quando dire basta. Ha 49 anni, vive a Cassola, in provincia di Vicenza, ed è affetto da una grave forma di distrofia muscolare. La stessa malattia che ha colpito il padre e la madre, scomparsi nel 2015 e nel 2020, e la sorella che ha 47 anni. La stessa malattia di Piergiorgio Welby, diventato simbolo della battaglia per il fine vita. Ora, dopo Federico Carboni, il primo caso di suicidio assistito in Italia, anche Gheller ha intrapreso la sua battaglia.
Con una pec inviata all'Usl 7 Pedemontana, ha ufficialmente chiesto di attivare con urgenza la procedura prevista per l'accesso legale al suicidio medicalmente assistito. Nel recente passato era stato tentato dalla Svizzera, dove l'eutanasia è già legale, ma poi ha deciso di prendere un'altra strada. «Voglio cambiare le cose, e voglio che succeda adesso. Non voglio essere sottoposto ad ulteriori sofferenze per me intollerabili», ha spiegato. E vuole quindi decidere in autonomia quando e come dire basta e farlo accanto ai suoi affetti nel rispetto della legge. Ha coinvolto anche l'associazione Luca Coscioni a cui ha chiesto consulenza proprio come fece Carboni. E adesso si aspetta una risposta positiva a breve. Ma soprattutto vuole muovere le acque. «Spero, prima di tutto, che la mia iniziativa aiuti a fare discutere e che questo porti all'approvazione di una legge», ha spiegato.
Intanto è partita una gara di solidarietà. L'amministrazione comunale di Cassola ha già contattato Gheller per rivedere il suo piano assistenziale. Con l'aggravarsi delle sue condizioni infatti, fa fatica a mantenersi e a pagare le costose cure mediche con l'ausilio di badanti specializzati per aiutarlo. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato che andrà presto a trovarlomentre si è mosso in prima persona anche il vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol. La promessa di un incontro in tempi rapidi dopo la telefonata in cui si è informato delle sue conduzioni e gli ha chiesto se fosse davvero sicuro di questa scelta. Non solo, saputo che Gheller aveva già prenotato una settimana di vacanza al mare, il monsignore si è offerto di pagare tutte le spese.
In attesa di capire come e quando la richiesta farà il suo corso, un obiettivo Gheller lo ha
già raggiunto. Rilanciare e far crescere a livello nazionale un dibattito complesso, tra diritti civili, autodeterminazione, legge e buonsenso che è e rimane complesso e delicato da qualunque punto di vista lo si guardi.
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