Dopo il referendum sulla Brexit e la vittoria di Donald Trump nel 2016, molti commentatori - rigorosamente progressisti - si sono domandati se non fosse venuto il momento di dimenticare il suffragio universale e rivedere il sistema democratico occidentale, magari introducendo un patentino di idoneità per il voto. La vittoria di The Donald aveva stimolato i democratici di tutto il mondo a lanciare una poderosa battaglia contro le "fake news" e le fantomatiche interferenze russe che sovvertirebbero il voto a favore dei sovranisti.
Azzerate tutto: ora che negli Stati Uniti - salvo ricorsi - ha vinto il democratico Joe Biden, questi problemi che attanagliavano le vite dei "liberal" di tutto il mondo sono del tutto superati: ora che gli elettori americani sono tornati a votare come dicono opinionisti e commentatori, sono tornati a essere intelligenti e gli hacker russi non sembrano essere più quelli di una volta. Addio, dunque, analfabeti funzionali. Anzi: ora che sono i repubblicani a denunciare possibili brogli - come ha fatto l'avvocato di Trump, Rudy Giuliani, non esattamente l'ultimo arrivato - si tratta per forza di cose di una tesi cospirazionista. Il Russiagate, invece - smentito dai fatti - era il nuovo Vangelo.
Come sottolinea Maria Giovanna Maglie su La Verità, "Biden, anzi zio Joe, come lo chiamano alcuni giornalisti italiani, un fratello maggiore, come lo ha salutato Matteo Renzi prima di scoprire di avere altri guai, è un eterno giovane. Lui può. L'avranno forse votato degli analfabeti funzionali, perché in democrazia succede così, che gli elettori premiano i cretini? Tutto dimenticato se si tratta del loro uomo".
Il delirio della stampa progressista per Biden: "Un nuovo 25 aprile"
Sarà mancanza di fantasia, ma poteva forse non essere scomodato l'antifascismo da operetta nelle elezioni americane? Certo che no. Perché c'è chi, come il direttore de La Stampa Massimo Giannini, arriva a sostenere che la vittoria di Joe Biden rappresenta una nuova Festa della Liberazione globale: come se Trump fosse arrivato al potere negli Usa con un colpo di Stato e non attraverso delle regolari elezioni. In questi quattro anni, dunque, ci sarebbe stata una dittatura negli Stati Uniti. "La vittoria di #Biden cambia la Storia, la sconfitta di #Trump è una festa della Liberazione per tutti noi, cittadini del mondo, e per chiunque abbia a cuore i destini della democrazia" scrive su Twitter Giannini. Naturalmente, il fatto che alcuni emittenti televisive abbiano censurato il discorso di Trump in diretta rappresenta una nuova frontiera del giornalismo libero. Secondo quanto scrive sul Messaggero Maro Simoni, docente alla Luiss, del "giornalismo mediatore le democrazie non possono fare a meno. Chiamatelo ristrutturato, ripensato, adattato, ma la funzione del giornalismo di protezione del terreno comune su cui si muove l'opinionepubblica è lo stesso: non cambia. Forse in questi giorni l'abbiamo ritrovato". Dello stesso avviso Luigi Marattin (Italia Viva), che in un tweet commenta: "Pensa se avessimo in Italia un giornalismo così. Sarebbero quasi solo interruzioni. Avremmo meno ascolti forse, ma miglior democrazia".
Le bugie le dicono tutti i politici, non solo Trump
Sottointeso il fatto che i politici di orientamento democratico non mentono mai, a differenza dei sovranisti e dei populisti di destra, bugiardi seriali. Peccato che come ha dimostrato uno dei più importanti politologi mondiali, John J. Mearsheimer, nel suo saggio Verità e bugie nella politica internazionale (Luiss University Press), le bugie abbiano sempre fatto parte della cassetta degli attrezzi del leader politico, di ogni fede politica. Il politologo dell'Università di Chicago spiega, infatti, che i leader più propensi a mentire sono proprio quelli delle democrazie occidentali, quelli che piacciano tanto ai commentatori progressisti di tutto il mondo.
In effetti, dice Mearsheimer, i leader tendono a mentire ai propri cittadini più spesso di quanto mentano fra di loro. Ma per i liberal l'unico a mentire è sempre stato il tycoon della Casa Bianca, mentre Sleepy Joe non farà altro che dirci la verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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