Virus attivo e superdiffusori. Le 5 incognite sulla ripresa

Contagi in calo. Ma dai dati che arrivano in ritardo ai rischi per i soggetti più deboli, ecco le trappole della ripartenza

Virus attivo e superdiffusori. Le 5 incognite sulla ripresa

Ci siamo. Venerdì capiremo se dal tre giugno potremo spostarci da una regione all'altra. E se si potrà uscire anche dalla Lombardia, che al momento è la regione più a rischio e potrebbe rinviare il «libera tutti» di un paio di settimane. A dirlo sarà lo studio che l'Istituto superiore della sanità. Ma le incognite restano molte.

DATI A POSTERIORI

È vero che il trend dei contagi è in calo ma i dati chiave per disegnare l'andamento reale dell'infezione arriveranno dopo il 3 giugno, a decreto fatto e finito. Si tratta degli eventuali contagi avvenuti nei due fine settimana appena trascorsi, quelli della movida senza freno. A questi si dovranno aggiungere i contagi del prossimo week-end. I tempi non coincidono e il decreto verrà firmato nella fase di incubazione dei possibili nuovi infetti.

IL VIRUS È PIÙ DEBOLE?

I virologi sono divisi su una questione fondamentale: la forza del virus. Secondo alcuni ha perso intensità e quindi fa più fatica a passare da una persona all'altra. Secondo altri questa è solo una supposizione che non ha supporto scientifico. Fatto sta che, senza uno studio che dimostri l'esistenza di una versione soft del Covid, non è possibile prendere una decisione inconfutabile. «Il virus è sfiancato dagli effetti del lockdown, dal caldo e dall'uso delle mascherine - sostiene Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia che, con i colleghi del Laboratorio di Microbiologia dell'Asst Spedali Civili di Brescia del quale è direttore, ha isolato una variante «estremamente meno potente» di Covid. Ma precisa: «Non è per questo che i casi di Covid siano meno numerosi e meno gravi». Tra i più cauti c'è il direttore di Infettivologia del Sacco di Milano, Massimo Galli: «Il virus non è depotenziato. La speranza è che le persone uscite di casa con il virus addosso non abbiano una forma in grado di essere trasmessa. Ma non ci sono evidenze scientifiche che lo dimostrano».

I SUPER CONTAGIATORI

I dati delle ultime settimane, sia relativi al numero dei morti sia sul numero dei contagiati, fanno ben sperare. Ma restano due elementi da chiarire: gli asintomatici continuano a fare da portatori sani e restano il mezzo privilegiato dal virus per diffondersi. Due: i super contagiatori non sono spariti. Se ne era parlato all'inizio dell'epidemia, poi stop. Si tratta di individui in grado di contagiare fino a otto persone. Gli scienziati li chiamano gli spreader (spargitori). «Uno su dieci o su venti può essere uno spreader o un super spreader

» conferma Galli. Altro dato che potrebbe trarre in inganno: uno dei parametri per decidere se autorizzare o meno la mobilità di una regione, riguarda la percentuale dei posti occupati in terapia intensiva. «Giusto - precisa Galli - ma consideriamo che l'80% delle persone ha avuto un decorso più blando della malattia e non è stata ricoverata». Ogni indicatore andrà rapportato agli altri: oltre al numero dei respiratori liberi, verranno considerati anche il livello di sicurezza, la capacità diagnostica, la ricettività del sistema sanitario, l'abilità nell'isolare i focolai. Parametri riassunti nell'indice Rt che indica la capacità di diffusione del virus rapportata alle misure adottate.

LA STRAGE DEI DEBOLI

I ricoveri sono notevolmente calati anche perchè i soggetti più fragili sono già caduti, sostengono i virologi, e questo ha influito sul miglioramento della curva epidemiologica. Ma molti anziani cominciano a uscire in questi giorni e rischiano.

LA QUALITÀ DEI NUMERI

I numeri dei contagi e dei

bollettini quotidiani sull'andamento del virus vanno letti per qualità e non più solo per quantità. Non ha infatti lo stesso peso sapere che un contagio è avvenuto all'interno di una Rsa o in una piazza affollata di giovani.

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