Il giallo più importante del secolo sembra non avere mai fine. Eppure la soluzione è semplice: il virus Covid 19 è fuoriuscito da un laboratorio di Wuhan, dove si lavorava da tempo per l'arricchimento di un virus naturale, a scopi di ricerca e militari. La notizia ormai è confortata da decine di informazioni e di ricerche e perfino da video originali dell'Istituto della scienze cinese che risalgono addirittura al 2015. Tutto chiaro? Assolutamente no: la Cina è una grande potenza mondiale, con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu e una posizione di assoluto predominio nell'Oms e dal novembre 2020 muove senza soste i suoi servizi d'informazione per mettere a tacere l'incidente e per negare qualsiasi coinvolgimento. Ma inesorabilmente la verità si fa strada tra le macerie della pandemia mondiale.
A questo punto, il presidente Joe Biden ha a sua disposizione il rapporto dell'intelligence statunitense che aveva richiesto: un pezzo dopo l'altro, le informazioni coincidono e provengono contemporaneamente da tutte le Agenzie che sono state allertate e che si sono avvalse anche della collaborazione di tutte le altre agenzie di informazione del mondo libero, le più libere dai condizionamenti della Cina Popolare. I rapporti e le prove convergono in un'unica direzione, ma il punto cruciale è in che modo annunciare i risultati, tenendo conto degli effetti sulla politica mondiale. Per questo motivo, è in corso un lungo e complicato negoziato sotterraneo, per arrivare entro settembre ad una base accettabile di verità, che riveli i vari livelli di coinvolgimento e di responsabilità. Ad esempio, dalle relazioni risulta che con il laboratorio di Wuhan, in passato, abbiano collaborato anche scienziati occidentali e perfino americani. Fino a che punto erano al corrente i francesi e gli olandesi degli esperimenti sul cosiddetto guadagno di funzione, che pure hanno certamente lavorato a Wuhan, degli esperimenti sul guadagno di funzione sul Covid 19? E i britannici? Quanti di loro hanno seguito il percorso fino al Virus Chimera, cioè all'avvenuta trasformazione del virus originario dei pipistrelli? Di sicuro, all'inizio, non hanno lavorato soltanto scienziati cinesi, ma gli esperimenti erano noti anche ad altri laboratori nel mondo. Da un certo punto in poi, però, il controllo è passato all'Esercito Popolare e da lì la riservatezza è stata assoluta. Si tratta di stabilire, nel negoziato, se il silenzio dai primi di novembre alla fine di dicembre 2020 sia stato applicato verso l'esterno della Cina oppure anche verso le istituzioni cinesi. Sono punti fondamentali per disegnare una exit strategy che coinvolga il governo di Xi in una soluzione accettabile o in un micidiale braccio di ferro. Inoltre, bisogna ricordare le responsabilità del direttore generale dell'Oms Tedros Adhanon Ghebreyesus, colpevole di ritardi e spiegazioni di comodo, salvo l'ammissione recente (e tardiva) che l'ipotesi del virus proveniente dal laboratorio non può essere scartata. E nel dossier dell'intelligence compaiono anche le responsabili complicità di due scienziati occidentali, l'inglese Peter Daszak di EchoHealth Alliance, che ha ricevuto un'enorme mole di finanziamenti e il professore americano Ralph Baric, del dipartimento di microbiologia e immunologia presso l'Università North Carolina.
Tutto il «lato oscuro» del virus è destinato a venire fuori perché, come ha dichiarato di recente Mike Pompeo, amministrazione Trump, «il virus non è questione di repubblicani o democratici, è questione di vita o di morte».
E, dal punto dei vista dei danni, gli interessi Usa e occidentali sono stati molto colpiti negli ultimi venti mesi, a vantaggio di quelli cinesi. Adesso aspettiamo che il negoziato produca un esito trasparente, rivelando l'unica verità sul virus e consentendo alla Cina di rinunciare ad una vocazione imperiale che l'Occidente non può concedere.
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