Visco all'attacco: "Noi vecchi? I presunti giovani fanno solo disastri"

L'ex ministro attacca il Pd di Renzi: "Chi se ne fotte che siamo vecchi. Siamo comunque meglio di questi giovani incompetenti"

Visco all'attacco: "Noi vecchi? I presunti giovani fanno solo disastri"

"Chi se ne fotte della vecchiaia". In una lunga intervista al Fatto Quotidiano Vincenzo Visco torna all'attacco. "Cosa ci posso far io se questi hanno rovinato la sinistra e creato le premesse per l'inizio di una deriva a coloriture fascistoidi dell'Italia - tuona l'ex ministro - questi giovani dinamici, gioviali e a la page sono degli incompetenti. Non solo non combinano nulla ma fanno disastri".

Secondo Visco, il Pd di Matteo Renzi che secondo gli ultimi sondaggi si aggira attorno al 20% "è destinato a implodere". "È stato un matrimonio di convenienza e i rapporti di forza puoi comprimerli quanto vuoi, confonderli quanto vuoi, alla fine riemergono - incalza ai microfoni del Fatto Quotidiano - la sinistra deve fare la sinistra, quelli di centro rifaranno una nuova Margherita". Visco ha deciso di chiudere con Renzi e con il Pd. E ha seguito gli scissionisti. Adesso prevede che con l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e con le altre isole di sinistra la nuova formazione potrebbe arrivare al 10%, forse anche al 15%.

"Dopo la sconfitta alle amministrative di giugno si aprirà un grande dibattito nel Pd - spiega Visco - perché Renzi vincerà le primarie ma perderà le amministrative e troverà un partito sfibrato, sfiduciato, che gli scapperà dalle mani. Èbastata la nostra uscita per far emergere le divisioni. Se Andrea Orlando si fosse mosso prima, ci avrebbe risparmiato la scissione". Secondo l'ex ministro, ci sono due modi per governare: "La sinistra mette al centro la società e le dinamiche sociali. La destra l'individuo. Renzi, inconsapevolmente o no (temo più a sua insaputa) ha spostato l'asse della sua politica dalla gestione e dal governo delle dinamiche sociali ai problemi dei singoli, dell'individuo. E il baricentro del Pd è andato a farsi friggere".

E conclude: "Le parole d'ordine sono rimaste di sinistra, ma la pratica quotidiana e legislativa è andata a intersecare le grandi aspettative di ceti sociali conservatori e destrorsi, se l'attenzione del governo si sposta dalla condizione del lavoro a quella dell'impresa, immaginando che si debba favorire l'imprenditore e non il lavoratore perché il secondo fatica solo mentre il primo crea lavoro, lo spostamento politico e concettuale è completo. Porti la sinistra verso destra".

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