È la più insidiosa delle accuse che la Procura di Milano muove a Daniela Santanchè. Ed è anche quella che ora scivola in là nel tempo, a distanza di sicurezza dalle intemperie della polemica politica quotidiana. Per sapere se il ministro del Turismo è destinata a venire processata per truffa ai danni dello Stato bisognerà attendere l'anno prossimo. Le mozioni di sfiducia che le opposizioni avevano preannunciato in caso di rinvio a giudizio finiscono per il momento in freezer.
È la conseguenza della decisione con cui ieri il giudice preliminare Tiziana Gueli ha risposto alla istanza dei difensori della Santanchè, Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo. I legali avevano sostenuto l'incompetenza della magistratura milanese a procedere per un reato che (ammesso che sia avvenuto, sottolineano) si è consumato a Roma. Perché Visibilia, la casa editrice controllata all'epoca dalla Santanchè, è accusata di avere incamerato illecitamente i sussidi della cassa integrazione durante il lockdown per il Covid, facendo lavorare alcuni redattori che figuravano sospesi dal servizio. La sede, i server, la banca dell'Inps hanno tutti sede a Roma. Per questo, nell'istanza depositata nell'udienza del 9 ottobre, i difensori della Santanchè e del suo compagno e coimputato Dimitri Kunz d'Asburgo chiedono alla giudice Gueli di spogliarsi del processo e mandare tutto alla Procura della Capitale.
I pm milanesi si sono opposti, anche perché un trasferimento del fascicolo allungherebbe a dismisura i tempi della vicenda: la Procura di Roma dovrebbe prendere in mano le carte, valutarle, chiedere eventualmente un nuovo rinvio a giudizio, aspettare una nuova udienza preliminare. Ma nell'udienza di ieri pomeriggio la giudice Gueli apre la porta all'istanza dei difensori, spiegando di essere convinta che la competenza sia di Milano ma che davanti ad altre sentenze emesse in casi analoghi, che hanno assegnato i processi a Roma, sia giusto che ad esprimersi sia la Cassazione. Quindi tutto si ferma, in attesa che la Suprema Corte sciolga il nodo. L'udienza milanese viene rinviata di cinque mesi, al 26 marzo 2025. Sul tavolo quel giorno il giudice si ritroverà anche l'istanza dei difensori di ridimensionare l'accusa di truffa nel reato più lieve di indebita percezione di fondi pubblici, che avvicinerebbe anche la data della prescrizione.
Da qui a marzo, dovrebbe essersi perfezionata l'uscita di scena dal processo della società Visibilia, che ha scelto di patteggiare una ammenda e di restituire all'Inps i 123mila euro che è accusata di avere ricevuto illegalmente. E dovrebbe anche essersi completato il ritorno della Santanchè alla testa del suo gruppo, che aveva dovuto lasciare nelle mani di un amministratore giudiziario su richiesta della Procura all'inizio dell'inchiesta. Con il placet del tribunale, l'azienda sta completando un aumento di capitale che ne metterà il controllo nelle mani di Athena Editore, braccio finanziario della Santanchè.
Mentre il capitolo «truffa all'Inps» esce momentaneamente di scena, cammino meno accidentato dovrebbe trovare la seconda udienza preliminare in corso a carico del ministro, che la vede imputata insieme a Kunz e altre sedici persone di falso in bilancio. Anche qui, sotto accusa ci sono i conti di Visibilia, che alcuni azionisti minori accusano la Santanchè di avere abbellito per attirare investimenti. La prossima udienza è fissata per il 30 ottobre, quando verrà data la parola ad una parte dei difensori, dopo che la Procura - rappresentata dai pm Luigi Luzi e Maria Gravina - ha ribadito la sua richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati; decisione del giudice prevista per il 26 novembre.
Intanto Daniela Santanchè interviene sullo scontro in atto tra magistratura e politica, di cui anche la sua vicenda fa in qualche modo parte: «Io - dice il ministro - ho rispetto della magistratura. Quello che mi dispiace è che una piccola parte della magistratura fortemente politicizzata vada a discapito della maggioranza dei magistrati che fanno con dedizione e passione il proprio lavoro».
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