Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ha chiuso i battenti esattamente da dieci anni e da allora si parla solo di rilancio, riconversione e cassa integrazione. Da dieci anni si parla sempre delle stesse cose e da dieci anni non è stato fatto concretamente nulla per il territorio. Lo stabilimento non è stato mai effettivamente rilanciato, la riconversione per le auto elettriche non è mai del tutto avvenuta e la cassa integrazione è l'unica cosa che per alcuni conta davvero, sia per chi la promette e sia per chi la riceve. Da allora sono passati imprenditori, ministri dei vari governi e politici regionali. Tutti hanno promesso qualcosa, compreso Di Maio, che nella sua visita in Sicilia rispolvera un argomento che a sta a cuore a molti: la cassa integrazione per gli ex operai. C'è chi lo ha osannato, ma molti elettori dei 5stelle (ormai pentiti) hanno criticato l'operato del governo pentastellato con una serie di cartelloni e striscioni contro gli annunci del governo. "No al reddito di cittadinanza, no alla cassa integrazione. Vogliamo il nostro lavoro", si legge in uno striscione.
Sabato scorso Di Maio ha incontrato il governatore regionale Nello Musumeci e i sindaci del comprensorio termitano. Un tavolo tecnico che è servito per dare il contentino ad alcuni. "Al ministro Di Maio - dice Musumeci - ho ribadito la disponibilità del governo regionale ad adoperarsi per una riqualificazione e un rilancio dell'area di Termini. Disponiamo di alcune centinaia di milioni di euro che non possiamo spendere su nostri progetti, ma soltanto su progetti di enti terzi: Anas, ferrovie, e il comune di Termini".
A Termini Imerese si è parlato di tutto, tranne di una cosa: la riapertura dei cancelli dello stabilimento con un progetto di rilancio alternativo. Di Maio ha preferito annunciare la proroga della cassa integrazione per i 700 operai che nelle settimane scorse avevano protestato fuori dai cancelli e ha avuto anche l'occasione di lanciare segnali rassicuranti sull’ormai imminente avvio del reddito di cittadinanza: "Partirà a breve e la Sicilia sarà la seconda regione d’Italia per numero di persone che beneficeranno del sostegno al reddito, almeno 350mila". Una promessa che ha acceso gli entusiasmi, una mossa politica in vista delle elezioni europee e nel tentativo di recuperare terreno in Sicilia dall'avanzata della Lega.
I sindacati si dicono soddisfatti dell'incontro "per la soluzione che il ministro del Lavoro ha individuato per dare copertura con la cassa integrazione fino a giugno 2019 ai lavoratori della Blutec di Termini Imerese. Certo non è la soluzione occupazionale che tutti auspichiamo da anni, ma è la precondizione per completare il piano industriale che tarda a concretizzarsi", dice Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl. Intanto però nello stabilimento, adesso in mano alla Blutec, lavorano poco più di 100 persone. "Entro le prossime settimane – spiega Di Maio – avremo approvato la legge ed erogheremo gli ammortizzatori sociali. I lavoratori hanno il diritto di ricevere degli ammortizzatori sociali, un reddito attraverso la cassa integrazione che deve essere erogata in attesa che Blutec rispetti gli impegni, ma per quella data ci dobbiamo mettere in testa che la Blutec deve rispettare gli impegni presi, visto che abbiamo erogato dei soldi. Nello stesso tempo Fca deve fare la sua parte, perchè è vero che ha deciso di andare via da questo territorio annunciandolo nel 2009, ma si è anche impegnata a garantire la transizione attraverso un’azienda che è stata fornitrice di Fiat per tanti anni”.
Ma cosa succederà a giugno quando le elezioni europee saranno passate e la cassa integrazione sarà nuovamente terminata? La risposta sembra essere sempre la stessa: passate le elezioni di turno, tutto tornerà come prima con un'area industriale dismessa e gli operai in piazza a protestare in attesa del prolungamento della cassa integrazione. Insomma sembra la cronaca di una morte annunciata.
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