«Porgo distinti ossequi». La scritta a penna campeggia su un documento redatto al computer. In calce la firma di Francesco Lo Voi, procuratore della Repubblica di Roma. Nel video messaggio in cui ha annunciato di essere stata indagata per peculato e favoreggiamento sul caso Almasri, Giorgia Meloni lo cita esplicitamente, ricordando «il fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona». Il riferimento è al caso Open Arms, conclusosi lo scorso dicembre con l'assoluzione dell'ex ministro dell'Interno leghista perché «il fatto non sussiste». A chiedere e ottenere il suo rinvio a giudizio era stato proprio Lo Voi, all'epoca procuratore di Palermo, città che gli ha dato i natali nel 1957 e nella quale ha trascorso la maggior parte degli anni della sua lunga carriera. In magistratura dal 1981, Lo Voi ha cominciato come pretore a Sanluri, in Sardegna, per poi fare il giudice al Tribunale di Caltanissetta prima di arrivare a Palermo come pretore per assumere il ruolo di sostituto procuratore dal 1990 al 1997. Ha fatto parte della Dda fin dalla sua creazione ed era pm in Sicilia ai tempi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Negli anni Novanta, Lo Voi ha contribuito a mettere in galera e a condannare all'ergastolo centinaia di boss, tra cui Totò Riina e Leoluca Bagarella, e ha rappresentato l'accusa in delicati processi come quello contro esecutori e mandanti dell'omicidio di Pino Puglisi, il parroco ucciso dalla mafia nel 1993 nel quartiere palermitano di Brancaccio. Dalla politica è sempre riuscito a ottenere un consenso trasversale ricevendo apprezzamenti da Giorgio Napolitano a Matteo Renzi passando per Silvio Berlusconi che, nel 2010, tramite l'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano, lo indicò come rappresentante italiano a Eurojust dove si occupò, tra le altre cose, di traffico internazionale di stupefacenti, tratta di esseri umani, pedo-pornografia e grandi casi di criminalità organizzata, corruzione internazionale, pirateria informatica.
Senza considerare che, nel 2014, la sua candidatura a procuratore capo di Palermo era stata appoggiata al Csm da Maria Elisabetta Alberti Casellati, in quel momento membro laico in quota Forza Italia.
Una nomina e una vittoria molto discusse all'interno della magistratura dal momento che Lo Voi batté quelli che per esperienza sembravano favoriti, cioè l'allora procuratore di Messina Guido Lo Forte e l'ex procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari.
Dal 2002 al 2006 è stato anche consigliere del Csm per poi rientrare a Palermo come sostituto Procuratore Generale. Apprezzato anche per la gestione organizzativa del lavoro in procura, Lo Voi dal 2015 al 2018 ridusse drasticamente le pendenze processuali da 20.743 a 15.770.
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