"Voli di Stato illegittimi". Fari dei pm su Salvini

La Corte dei Conti archivia, ma il caso passa alla procura. Matteo: per la polizia è tutto ok

"Voli di Stato illegittimi". Fari dei pm su Salvini

Nessun danno, ma quei voli erano illegittimi. Un colpo al cerchio e uno alla botte. La Corte dei conti archivia l'inchiesta sull'uso improprio di aerei e elicotteri da parte di Matteo Salvini, ma passa la pala alla procura di Roma perché porti allo scoperto un'eventuale violazione del codice. Nessun illecito contabile, ma forse un reato. Dunque, il fascicolo sull'ex ministro dell'Interno si chiude per essere riaperto. Un'ammaccatura o poco più, ma colpisce che il capo della Lega si ritrovi addosso un'altra grana, di natura giudiziaria, proprio nel momento in cui è stato scaraventato dai banchi dell'esecutivo a quelli dell'opposizione.

Tutto era nato da un reportage di Repubblica che aveva monitorato i frenetici spostamenti su e giù per i cieli d'Italia del titolare dell'Interno, in un perenne slalom fra impegni istituzionali e di partito, fra riunioni e comizi, fra i palazzi del potere e le piazze di una campagna elettorale permanente.

Lo spunto giornalistico era stato poi coltivato dalla Procura regionale della Corte dei conti che aveva monitorato ben 34 voli da un capo all'altro del Belpaese. In particolare venti viaggi erano stati effettuati a bordo del lussuoso bimotore Piaggio P-180 e altri 14 con elicotteri in dotazione al Dipartimento per la pubblica sicurezza. Cosi, per esempio, il 10 maggio scorso Salvini era atterrato con il P-180 a Reggio Calabria, dove poi un elicottero l'aveva portato ad una cerimonia antimafia. Alle 12.12 era ripartito per Lamezia e da lì aveva raggiunto ancora in elicottero Catanzaro per arringare la folla. Nel pomeriggio altro round fino alla prefettura di Napoli, per celebrare la cattura dei feritori di Noemi. Infine, con un ultimo balzo aveva raggiunto Linate, in previsione dell'adunata degli Alpini del giorno dopo.

Un tour de force spettacolare e sfibrante, ma anche un rompicapo per gli investigatori. Una norma del 2011 stabilisce che i cosiddetti voli di Stato siano riservati solo alle cinque più alte cariche dello Stato: presidente della repubblica, presidente del Consiglio, presidenti delle Camere, presidente della Corte costituzionale. Gli altri, con le dovute eccezioni, devono farne a meno. I velivoli, a sentire la magistratura contabile, «sono stati acquistati per finalità prettamente operative e non per il trasporto di autorità», neanche nella «loro attività istituzionale».

Una tesi sposata dalla Corte che ora stabilisce l'illegittimità di quelle trasferte. Tutto questo però contrasta con l'interpretazione della norma, nel solito ginepraio tricolore, del Dipartimento di pubblica sicurezza che ribadisce l'«assoluta legittimità» di quei passaggi. E sottolinea la «correttezza dei comportamenti tenuti». Un giudizio che è un assist per Salvini: «È tutto regolare, l'ha già detto la Polizia». Ma una difesa che potrebbe pesare come un macigno anche sul futuro del procedimento penale che inizia oggi. E in cui, forse, si potrebbe ipotizzare un abuso d'ufficio.

La Corte dei conti, intanto, si ferma qui. Non c'è nessun danno, questo andirivieni non ha portato via un centesimo alle casse dello Stato. Resta lo sfregio, mentre Salvini non è più sul piedistallo come solo un mese fa.

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