Sorvolare un intero Paese, l'Australia, dall'alto del cielo, solo per il gusto di godersi un panorama mozzafiato ad alta quota. Farlo su un aereo come lo si facesse su uno dei bus turistici che ormai riempiono ogni città d'arte e di interesse che si rispetti. Nell'autunno nero e virale delle compagnie aeree, ce n'è una che festeggia il record del volo venduto più velocemente nella sua storia. È la Qantas, che è riuscita a fare il tutto esaurito dopo appena dieci minuti dall'apertura delle vendite del suo «volo verso il nulla», come è stato ribattezzato, perché stavolta la destinazione non ha nessuna importanza. Si decolla e si atterra dallo stesso scalo. Quel che conta è il viaggio.
Il «Great Southern Land» - ecco il suo nome originale - partirà da Sydney, durerà sette ore e accoglierà 150 passeggeri su un Boeing 787 Dreamliner, solitamente utilizzato per tratte internazionali. Arriverà - e non si tratta di un atterraggio di emergenza - sempre a Sydney. Nel frattempo, tra un tè e il menu dello chef Neil Perry servito a bordo, chi si è aggiudicato i posti godrà di una vista mozzafiato sulla Gold Coast e la Sunshine Coast fino allo spettacolo della Grande barriera corallina. Ciliegina sulla torta: il sorvolo a bassa quota del Sydney Harbour, il porto della città. Costo totale: 787 dollari australiani (485 euro) per un biglietto in classe economica, 1.100 dollari per la classe premium e 3.878 per la business (2.300 euro).
Sì, perché il «volo verso il nulla» non è solo la declinazione di una nuova esperienza, fin qui unica e senza precedenti, cioè quella del viaggio aereo senza meta. È insieme anche un tentativo di uscire dalle sabbie mobili della crisi da coronavirus. Un azzardo che fin qui sembra aver funzionato a meraviglia, vista la corsa per accaparrarsi i biglietti. «Alla gente evidentemente manca il viaggio e l'esperienza di volare - ha spiegato un portavoce della Qantas - Se c'è domanda, introdurremo certamente più voli scenografici, in attesa della riapertura delle frontiere».
Ma il dubbio è: davvero il 10 ottobre i 150 passeggeri prenotati si imbarcheranno a Sydney? E la paura del Covid-19? Ieri, per fare un esempio non troppo lontano, è partito semivuoto uno dei primi voli Covid-free Alitalia da Roma Fiumicino, destinazione Milano Linate. La paura sembra essere stata più forte della garanzia di un tampone, con esito in 30 minuti, effettuato ai passeggeri prima della partenza, a garanzia di tutti. E se l'Australia aveva cantato vittoria sul virus a fine aprile, proprio in questi giorni è costretta a fare i conti con Melbourne, epicentro di un nuovo focolaio nel Sud e costretta al lockdown.
La paura è tangibile. E il settore del trasporto aereo è fra i più sofferenti. Secondo le stime di Iata (International Air Transport Association), l'organizzazione che riunisce 290 compagnie aeree al mondo, il 2020 vedrà fatturati dimezzati e perdite per 84,3 miliardi di dollari. In Francia, Gran Bretagna e Germania il calo del traffico nel 2020 è stimato al 65%. In Spagna e in Italia al 63%, con la Norvegia fra i Paesi più colpiti e un calo previsto del 79%. Oltre alle gravissime perdite occupazionali: in Europa oltre 7 milioni sono a rischio.
Proprio la Qantas, a fine agosto, ha annunciato il secondo giro di licenziamenti e il taglio di altri 2.500 dipendenti, che si aggiungono ai 6mila già cacciati a giugno e portano il personale a circa il 30% della forza lavoro pre-Covid. Una strage nel settore che ha numeri impressionanti. A inizio luglio Lufthansa ha annunciato 22mila uscite ma appena qualche giorno fa ha avvisato i dipendenti di prepararsi a ulteriori tagli. Air France, che ha tagliato 7.500 posti fino a ora, non sa se l'alleanza franco-olandese con Klm, minata dal Covid, potrà proseguire. E avanti così con l'americana United Airlines (36mila licenziamenti previsti) e le britanniche British Airways, Virgin Atlantic e EasyJet, che lasceranno a casa 20mila persone. Iata stima un deficit di 419 miliardi di dollari a livello globale per l'aviazione civile nel 2020 e che il traffico aereo non tornerà ai livelli del 2019 prima del 2024.
Ecco allora spiegata la trovata del «volo senza meta» della Qantas, che lascerà a terra gran parte dei suoi voli internazionali fino a metà del
2021. Si vola sul territorio nazionale. Per il puro gusto di viaggiare e godersi il panorama. Sempre che i passeggeri non decidano di restare a terra il 10 ottobre. O non si debba chiudere per forza a causa del coronavirus.
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