Von der Leyen-Vance primo vertice tra due leader lontani. La promessa sul gas

Mondi contrapposti a confronto. Fasi di studio. Poi Bruxelles "prenota" più Gnl

Von der Leyen-Vance primo vertice tra due leader lontani. La promessa sul gas
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Due trame esistenziali diverse, obiettivi politici che si preannunciavano agli antipodi, eppure eccoli, insieme, parlarsi per la prima volta faccia a faccia dal giuramento di The Donald a Washington: Vecchio e Nuovo continente, rispettivamente con il vicepresidente americano J.D. Vance e con la presidente della Commissione europea von der Leyen. Sede: Parigi, la capitale meno atlantista dell'Ue. Ieri, prima stretta di mano tra le due nuove Amministrazioni; quella federale a stelle strisce, e quella di Bruxelles, la «nostra», che dietro il blu della bandiera lascia solo intravedere l'ipotetico scenario di unificazione politica. Primo contatto, non scontato, nel bel mezzo della potenziale onda d'urto data dagli annunci spregiudicati di The Donald.

In contrapposizione ai frazionati atteggiamenti dell'Ue, e agli eccessi retorici dei singoli Stati a partire da quelli di Macron sui dazi, Ursula ha scelto di affidarsi a X, la piattaforma di Musk, oggi in forza all'Amministrazione Trump, per riassumere il vertice col vicepresidente Usa, intestandosi così il ruolo di interlocutrice dopo il mancato invito a Mar-a-Lago a gennaio: «Con Vance, buon colloquio sulle sfide comuni come alleati, dalla sicurezza alla stabilità alla grande promessa della tecnologia fino alla sfida della sovracapacità non di mercato». Il riferimento è agli eccessi del Dragone che preoccupano sia Bruxelles sia Washington. Von der Leyen aggiunge che non vede l'ora di «continuare a collaborare» anche con Trump. Come dire: stavolta se Washington cerca un numero da chiamare, può digitare quello del suo ufficio a Bruxelles.

Sulla carta, molto semplice. All'atto pratico, tutto più complesso, sfumato, diversificato. Si tratta infatti di abituare un leader del Nuovo Mondo a ragionare come si fa nel Vecchio. E non sono arrivate garanzie da Vance, nonostante l'arrembaggio. Il vicepresidente Usa, su X, ha infatti rilanciato il messaggio di un altro interlocutore a cui ha stretto la mano ieri nella girandola di colloqui, il premier indiano Modi. Non il tweet di Ursula. Il primo summit Usa-Ue è stato quasi più simile a un incontro ravvicinato del terzo tipo tra mondi e sistemi politici diversi, seppur militarmente alleati. Eppure più che mai necessario. Un test per valutare la compatibilità tra speci diverse, che secondo la democristiana Ursula devono imparare a parlarsi anche se distanti per fede, Dna, approcci e idee. Lui, Vance, figlio di «bifolchi» e massimo rappresentante del «sogno americano», diventato amplificatore dei dettami MAGA e dell'America first. Lei, figlia biologica delle élite tecnocratiche di Bruxelles e madrina del «sogno europeo», alle prese tuttora con proteste di agricoltori e allevatori a cui un anno fa promise di farli tornare protagonisti dopo averli tenuti ai margini delle discussioni. Vance, stratega trumpiano, ha ascoltato la voce di una leader Ue chiamata ob torto collo a prendere le misure dell'atteggiamento sfidante messo in campo da The Donald, cercando al tempo stesso di tamponare i venti di guerra che spirano da est, e quelli meno caldi (ma non meno preoccupanti) dell'Indo-Pacifico. Vance ha aperto all'ascolto, guardingo, attaccando (da vicepresidente) l'Ue per la smania continentale di regolamentare ogni cosa, mentre la sua America va nella direzione opposta.

A Bruxelles, c'è comunque «ottimismo». Fino alla scorsa settimana, l'Ue vedeva all'orizzonte solo il ghigno protezionistico degli Usa a trazione tycoon. Ieri von der Leyen si è trovata di fronte il volto più giovane (non per questo più morbido) della neo Amministrazione repubblicana e un domani possibile inquilino della Casa Bianca. Non l'ha addomesticato. «Capitan futuro» guarda in prospettiva: «Teniamo molto all'Europa». E Ursula ha colto al balzo l'occasione per presentarsi, dando appuntamento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: «Non vediamo l'ora di collaborare anche con il presidente Trump».

In recupero, dopo aver arrancato ad accreditarsi: non era stata invitata all'insediamento e aveva telefonato alla premier Meloni prima che volasse a Mar-a-Lago, unica premier Ue presente. Con Trump, nessun contatto dopo le congratulazioni post-elezioni. Ieri primo occhiolino a Vance, sull'energia: l'Ue potrebbe comprare più gas.

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