New York. Non ci sono volute nemmeno ventiquattr'ore perché l'annuncio di Apple sul nuovo sistema anti-pedofilia scatenasse una bufera. A guidare la crociata contro Cupertino è il capo di WhatsApp, l'unità di messaggistica di Facebook, che ha espresso tutti i suoi timori per la tecnologia che consentirà al software di iPhone e iPad di scovare le immagini pedopornografiche nei dispositivi degli utenti americani. «Questo approccio introduce qualcosa di molto preoccupante nel mondo», ha avvertito Will Cathcart: «Invece di rendere più facili le segnalazioni dei contenuti da parte degli utenti, Apple ha creato un software in grado di scansionare tutte le foto private sul telefono, anche quelle che non hai condiviso con nessuno. Questa non è privacy».
Poi, su Twitter, ha rincarato la dose: «Ho letto le informazioni pubblicate ieri da Apple e sono preoccupato. Penso che questo sia l'approccio sbagliato e una battuta d'arresto per la privacy delle persone in tutto il mondo. La gente ha chiesto se adotteremo questo sistema per WhatsApp. La risposta è no». Per Cathcart infatti si tratta di un vero e proprio «sistema di sorveglianza costruito e gestito da Apple che potrebbe essere facilmente utilizzato per scansionare contenuti privati per qualsiasi cosa che loro o un governo decidano di voler controllare». Tipo la Cina. Un portavoce della Mela ha contestato la lettura del capo di WhatsApp, sottolineando che gli utenti possono scegliere di disabilitare le foto di iCloud. Inoltre, ha precisato Apple, il sistema farà riferimento solo ad un database di immagini «conosciute» fornito da associazioni anti pedopornografia come National Center for Missing and Exploited Children. La società di Cupertino ha spiegato che scansionerà le immagini prima che vengano caricate dagli utenti su iCloud, segnalando alle autorità competenti eventuali abusi. Il metodo messo a punto trasformerà le foto in un gruppo di simboli che verrà confrontato con il database. Un software aggiuntivo farà poi ulteriori verifiche, e una eventuale corrispondenza farà scattare l'intervento degli operatori che verificheranno se gli scatti fanno parte del database, e in questo caso l'account dell'utente verrà chiuso e partirà la segnalazione alle autorità.
Sin da subito, comunque, se la mossa ha fatto esultare i gruppi per la protezione dei minori, ha allo stesso tempo suscitato preoccupazioni sul fronte della privacy, con il timore che il sistema possa essere utilizzato in modo improprio, anche da parte dei governi che cercano di sorvegliare i propri cittadini. La posizione di WhatsApp, come sottolinea il Wall Street Journal, approfondisce la battaglia tra Facebook e Apple sui dati. L'amministratore delegato di Menlo Park, Mark Zuckerberg, si è a lungo lamentato di quello che vede come un potere eccessivo che Cupertino ha sul business del gigante dei social media. Apple ha infatti reso la protezione delle informazioni degli utenti su iPhone e altri dispositivi una parte fondamentale della sua proposta ai consumatori, criticando Facebook per le pratiche di raccolta dati.
Le tensioni si sono intensificate negli ultimi mesi, quando la società della Mela ha lanciato una nuova funzione di privacy per gli iPhone che limita la capacità di Facebook di raccogliere dati. Un modo, secondo Zuckerberg, per interferire con il funzionamento delle app del social.
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