Witkoff-Putin più vicini. Lite fra Trump e Zelensky

I colloqui tra l'inviato Usa e lo Zar, l'ipotesi di trattative dirette Mosca-Kiev. Il tycoon: "Crimea russa". La replica: "È nostra"

Witkoff-Putin più vicini. Lite fra Trump e Zelensky
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Donald Trump torna a fare pressione sull'Ucraina affinché accetti delle concessioni per porre fine alla guerra con la Russia, mentre il suo inviato Steve Witkoff vola per la quarta volta a Mosca da Vladimir Putin. «La Crimea resterà con la Russia. (Volodymyr) Zelensky lo capisce, tutti capiscono che è con loro da molto tempo. La gente parla prevalentemente russo», afferma il presidente americano in un'intervista a Time. La penisola strategica sul Mar Nero è stata occupata da Mosca nel 2014, quando alla Casa Bianca c'era Barack Obama, e il tycoon rimarca appunto che la Crimea «è stata consegnata a loro da Obama, non da me. Se fossi stato presidente, non sarebbe stata presa». Poi, precisa che non c'è «nessuna scadenza» sui negoziati, ma «voglio solo fare l'accordo il più velocemente possibile».

Nonostante le parole di Trump, Zelensky ribadisce che la sua «posizione è invariata: solo il popolo ucraino ha il diritto di decidere quali territori siano ucraini». I due leader potrebbero parlarsi a Roma a margine dei funerali di Papa Francesco: «È possibile», dice The Donald prima di imbarcarsi sull'Air Force One per l'Italia. Ma il collega di Kiev frena, e spiega che potrebbe non partecipare alle esequie a causa di «importanti incontri militari».

Intanto, a Mosca, Witkoff vede nuovamente lo zar del Cremlino, un incontro «costruttivo e molto utile», secondo il consigliere per la politica estera di Putin, Yuri Ushakov, che ha «permesso di avvicinare ulteriormente le posizioni di Russia e Usa non solo sull'Ucraina, ma anche su una serie di altre questioni internazionali». In particolare, durante il bilaterale di oltre tre ore, i due hanno discusso «della possibilità di riprendere i negoziati diretti tra i rappresentanti russi e ucraini», precisa Ushakov. Mentre il ministro degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov in un'intervista a Cbs concorda con Trump che i negoziati «stanno procedendo nella giusta direzione».

Il piano di pace per l'Ucraina proposto dagli Usa - visionato da Reuters - prevede il riconoscimento de jure americano della Crimea come territorio russo e il riconoscimento de facto del controllo russo sulle aree attualmente occupate da Mosca. Gli Usa propongono inoltre la revoca delle sanzioni adottate contro la Russia fin dal 2014. La controproposta di Kiev e degli europei è invece di rimandare le trattative sugli aspetti territoriali a dopo il cessate il fuoco, e un graduale allentamento delle sanzioni in seguito al raggiungimento di una pace sostenibile.

Intanto il popolare sindaco di Kiev combina un pasticcio diplomatico che fa irritare l'ufficio di Zelensky. In un'intervista alla Bbc Vitali Klitschko, ex campione del mondo di pugilato, si smarca dal suo presidente affermando che «cedere territori» dell'Ucraina alla Russia è il prezzo da pagare, magari «temporaneamente», per la pace. «Cedere territori - ammette Klitschko - è uno degli scenari possibili. Non è giusto, ma in cambio della pace può essere una soluzione, anche temporanea».

Parole che non sono decisamente piaciute, tanto da portarlo ad una quasi immediata retromarcia: su Telegram, infatti, il sindaco sostiene di «non aver detto nulla di nuovo», salvo richiamare «uno spiacevole scenario possibile, di cui molti politici e media parlano oggi nel mondo». E ribadendo nuovamente che «il popolo ucraino non accetterà l'occupazione russa ed è pronto a combattere fino alla fine».

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