Berlino. Sarà che lo spavento e il danno economico provocato dalla prima ondata di corona ha lasciato il segno sui tedeschi, sarà che con la discesa dei prezzi del gas su livelli pre-bellici è tornata la voglia di normalità ma questa volta la Germania ha presso il toro del coronavirus per le corna. Partendo dalla premessa che «il numero di infezioni in Cina è attualmente al livello più alto dall'inizio della pandemia del 2020» e che «il sistema sanitario cinese è sovraccarico, e anche l'assistenza nelle emergenze mediche è interessata», sabato il ministero degli Esteri di Berlino ha scritto che «i viaggi non necessari in Cina sono attualmente sconsigliati». E a stretto giro hanno seguito l'esempio anche il Belgio e il Lussemburgo.
La questione non è politica ma strettamente sanitaria: a inizio novembre il cancelliere Olaf Scholz è stato il primo a congratularsi di persona con l'appena rieletto presidente cinese Xi Jinping. Questi da parte sua ha telefonato prima di Natale al capo dello Stato tedesco, Frank-Walter Steinmeier, per festeggiare i 50 anni di rapporti diplomatici sull'asse Pechino-Berlino sottolineando come negli ultimi dieci lustri lo scambio bilaterale sia aumentato di 870 volte e formulando suggerimenti per dare ulteriore impulso ai commerci. Lo «sconsiglio» della Farnesina tedesca fa seguito alla decisione presa anche da Berlino di imporre un tampone negativo ottenuto nelle ultime 48 ore ai cinesi intenzionati a salire su un aereo diretto verso la Germania, una misura già adottata dal governo italiano e caldeggiata dalla Svezia quale presidente di turno dell'Ue. Le due misure arrivano come una piccola doccia fredda su una Repubblica popolare cinese che freme dalla voglia di viaggiare e di tornare ad aprirsi agli investitori stranieri.
Proprio oggi cadono le restrizioni per i viaggi da e verso la Cina: così ha deciso nei giorni scorsi il governo di Pechino dopo i diffusi segnali di insofferenza mostrati da una popolazione sottoposta da mesi a misure preventive draconiane come, per esempio, esigere un tampone negativo da chi volesse usare la metropolitana. In queste ore il ministero cinese dei Trasporti ha segnalato durante la prossima Festa di Primavera (fine gennaio-febbraio) si prevedono due miliardi di spostamenti, quasi il doppio del numero dell'anno scorso e il 70% del volume nel 2019, prima dell'inizio della pandemia.
Come atteso, l'allentamento della politica «zero Covid» è coinciso con un'impennata dei contagi. Peggio ancora, la scarsa efficienza dei vaccini nazionali, Sinovac e Sinopharm, già denunciata dall'Oms sta causando una serie di morti che preoccupa. A colpire è stata la recente scomparsa del soprano Chu Lanlan, star dell'opera tradizionale di Pechino, di soli 40 anni, come quella del molto popolare Gong Jintang, un attore 83enne. Morto anche Ni Zhen, l'84enne sceneggiatore del film «Lanterne Rosse», ma anche la scomparsa per cause non ufficialmente attribuite al Covid di 16 scienziati e ingegneri tra i più famosi della Cina tra il 21 e il 26 dicembre scorsi non è passata inosservata. Per evitare la diffusione dell'allarme, a Pechino ora si conterebbero come morti per Covid solo quelle legate a fatti respiratori acuti, da cui l'accusa rivolta dall'Oms ai cinesi di sottostimare il numero dei malati e i decessi causati dal virus.
Anche l'Ue ci ha messo del suo con la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, secondo cui è «essenziale» che le autorità di Pechino condividano «dati affidabili sull'evoluzione degli indicatori e delle
sequenze del Covid». Parole che hanno spinto anche la Germania, fino a qua poco solerte nell'adottare restrizioni nei riguardi dei viaggiatori cinesi, ad alzare l'allerta per evitare una nuova fiammata di corona in patria.
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