«Lo Yeti esiste». L'India e la colossale gaffe social

In un tweet l'esercito annuncia la scoperta: «Ecco dove abbiamo localizzato le impronte»

Jacopo Granzotto

Già, lo Yeti. Ricordate l'abominevole uomo delle nevi? Eravamo rimasti a qualche B-movie da seconda visione in giù, documentari con pupazzo peloso e a un paio di parodie sugli almanacchi di Topolino. Forse anche un Piero Angela. Eravamo intorno agli anni Ottanta. Poi il dimenticatoio. E ora la questione pare riaprirsi. Dalla catena montuosa dell'Himalaya arrivano infatti le prove provate dell'esistenza dell'uomo delle nevi. Sono orme fotografate sulla neve lunghe un metro e larghe mezzo. Ma l'apparentemente serio tweet dell'esercito indiano, vedremo dopo, si è attirato un'ondata di (prevedibili) sfottò. «Per la prima volta un team dell'esercito ha pubblicato la foto delle misteriose impronte della mitica bestia chiamata Yeti», si legge nel post. Seguono misura dell'impronta e luogo del ritrovamento, vicino al campo base di Makalu, il 9 aprile 2019. Come se non bastasse il social media manager dell'esercito indiano insiste protervo: «L'inafferrabile uomo delle nevi era stato avvistato in passato nel parco nazionale Makalu-Barun e l'esercito avrebbe atteso tre settimane prima di pubblicare la foto online dopo aver deciso che la straordinaria scoperta corrispondeva «alle precedenti teorie sullo yeti».

Il mitico «uomo delle nevi», o altresì definito «quella cosa là» dagli sherpa locali, è apparso per la prima volta nei racconti popolari e leggendari di esploratori e abitanti della catena montuosa tra India, Nepal, Pakistan, Cina e Buthan, nel 1407. Ma è solo tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 che con l'afflusso di guide britanniche ed europee sull'Himalaya sono cominciati a circolare avvistamenti strani e ricorrenti, ma soprattutto fotografie più o meno chiare di impronte gigantesche. La leggenda dello yeti si colloca narrativamente tra il mistero visivo dei «crop circle» inglesi e la bestialità irregolare e incatalogabile del celebre mostro di Lochness scozzese. L'«avvistamento» decisivo risale al 1951, quando l'esploratore britannico Eric Shipton segnalò delle impronte incontrate sul lato occidentale dell'Everest. Le leggende popolari raccontano che «l'abominevole uomo delle nevi» viva sulle montagne himalayane, ma mai nella storia è stata trovata prova della sua presenza. Il folklore lo descrive come un gigantesco bipede, simile a una scimmia.

Come detto, i media e gli internauti non si sono lasciati sfuggire la «notizia» e subito ne è derivata un'ondata mondiale di ironia, derisione, sfottò, farcita da qualche dubbio sulla serietà del tweet indiano e da accuse di ignoranza crassa. «Con tutto il rispetto dovuto, istituzioni come la vostra dovrebbero essere più responsabili e attente prima di dichiarare avvistamenti di impronte dello Yeti», commenta il tweet Kushal Prajapati, scienziato e ricercatore indiano. «Ci sono state molte ricerche sul Bigfoot/Yeti (anche di avvistamenti e impronte) ma nessuna ha provato la sua esistenza», aggiunge. C'è poi chi ha domandato come mai nelle immagini si veda l'impronta di una sola zampa, mentre la creatura dovrebbe avere due arti inferiori.

Un ufficiale dell'esercito crede, invece, che le foto siano state pubblicate per «eccitare gli animi della comunità scientifica».

Chi vivrà, vedrà. Nel frattempo la gran parte degli studiosi continua a fare spallucce. Anche perché le presunte orme e ossa dell'abominevole si sono rivelate resti di ben meno intriganti orsi preistorici.

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