Dopo Zaki, ecco la Bindi. Quelli che accusano Israele

La dem: "Lo Stato ebraico faccia esame di coscienza". Imbarazzo di Fazio, che ospiterà lo studente egiziano

Dopo Zaki, ecco la Bindi. Quelli che accusano Israele
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Patrick Zaki e Rosy Bindi mandano in tilt la sinistra sul massacro compiuto dai terroristi di Hamas contro Israele. Al Nazareno è palpabile l'imbarazzo dopo le uscite «giustificazioniste» dei due «idoli» dei compagni. E anche dal fronte Cgil, nelle stesse ore in cui Maurizio Landini suggella il patto con Elly Schlein, giungono voci di «comprensione» sul bagno di sangue messo in atto sabato all'alba dalla cellula di Hamas contro i civili israeliani. Eliana Como, una dirigente nazionale Cgil, pochi minuti dopo l'attacco di Hamas, posta una foto che non lascia spazio a dubbi, dal titolo eloquente: «Palestina free». Il conflitto tra Palestina e Israele è un nervo scoperto per la sinistra italiana. Senza dimenticare il recente ricordo, nell'agosto scorso, tra Laura Boldrini, e Nicola Fratoianni con Muhammad Hannoun, un architetto palestinese segnalato all'Antiriciclaggio per aver finanziato soggetti vicini all'organizzazione terroristica palestinese.

Sulla buccia del conflitto in Medio Oriente inciampa anche l'ex ministro Rosy Bindi che su La 7 a Tagadà si lascia andare in commenti giustificazionisti nei confronti dei criminali di Hamas: «Necessario che Israele faccia un esame di coscienza sul suo recente passato» - dice la Bindi. Aggiungendo: «Il consenso attorno ai terroristi cresce perché la questione israeliana non è mai stata risolta. Dimentichiamo che due milioni di persone vivono prigioniere nella striscia di Gaza, dove i beni di prima necessità sono limitati». E poi l'invito a Israele: «Uno Stato democratico non può reagire con gli stessi mezzi dei terroristi. Le Nazioni Unite non hanno esitato a chiedere a Israele a non reagire con metodi medievali. Israele dovrebbe interrogarsi sugli strumenti usati fino ad oggi» evidenzia l'esponente dem. Il più netto di tutti nella linea anti-Israele è Patrick Zaki, il ricercatore liberato dalle prigioni egiziane dal governo italiano. Lui è un altro eroe della sinistra: accolto come una star all'ultima festa dell'Unità del Pd, Zaki coltiva il sogno di candidatura e ne frattempo dispensa lezioni di geopolitica dal suo account X. Due giorni fa ha definito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu «un serial killer». Parole che hanno scatenato il putiferio. E che ora rischiano di rovinare il ritorno in tv di Fabio Fazio su Discovery: Zaki è l'ospite della prima puntata (14 ottobre) di «Che tempo che fa». Come si comporterà Fazio? Per ora resta in silenzio. Ma l'uscita del ricercatore è un bel grattacapo per l'ex conduttore Rai. Contro Zaki ci va giù duro il centrodestra. «Zaki è un ricercatore? Fossi un Rettore mi vergognerei di avere nello staff accademico un ricercatore che afferma simili bestialità», dice il capogruppo azzurrò al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello, per il quale «le dichiarazioni di Zaki sono offensive per le nostre Università, per i nostri studenti e per quanti studiano per diventare ricercatori». Fdi mette nel mirino il sindaco di Bologna: «Matteo Lepore ha assegnato a Zaki la cittadinanza onoraria. In che veste? Di attivista dei diritti umani? Peccato i diritti dei civili israeliani, evidentemente, per Zaki non siano importanti» attacca il parlamentare Mauro Malaguti.

«Questo idolo della sinistra merita solo di essere ignorato» chiede Maurizio Gasparri. Zaki prova a correggere il tiro: «Nessuno può essere ritenuto come filo-Hamas se sostiene la Palestina. Tutti i media internazionali sono pro Israele e non parlano della grave crisi umana che c'è dall'altra parte».

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