La zampata dell'eterno Bibi. È maggioranza per un seggio

Netanyahu ritorna al potere. Decisivi i 14 deputati dell'estrema destra religiosa di Gvir, il leader pistolero

La zampata dell'eterno Bibi. È maggioranza per un seggio

Benjamin Netanyahu, secondo gli exit poll, è il miracoloso vincitore (per il momento), di questa tornata elettorale in Israele. Il suo Likud con 31 seggi, raggiunge insieme al resto dei suoi alleati il numero magico di 62, un seggio in più di quelli necessari a formare il governo. Yair Lapid, oggi primo ministro e suo principale antagonista, con «C'è un futuro» raggiunge i 24 eletti e la sua coalizione raggiunge i 54 seggi. Benny Gantz, visto come un possibile ago della bilancia capace di formare un governo centrista, ha raggiunto solo gli 11 seggi. Il partito di destra estrema «Partito Sionista Religioso» di Itamar Ben Gvir diventa il terzo partito con 14 seggi, un risultato del fitto susseguirsi della minaccia terroristica di questi mesi e del conseguente bisogno di maggiore sicurezza della gente minacciata ogni giorno.

La nuova vittoria di Netanyahu è invece un segno di desiderio di stabilità e di fiducia nel futuro: è la prima volta che un premier torna nel suo ruolo dopo esserne stato espulso e dopo un assedio crudele da ogni parte, dal lato giudiziario, dei media, della piazza e delle congiure di palazzo. Bibi resta il leader più votato dalla gente: la sua figura incarna l'epica resistenza di Israele che ne apprezza la determinazione e l'orgoglio di fronte a tutto il mondo, persino agli Stati Uniti, e si sente incoraggiato dal suo ribadito entusiasmo per la miracolosa costruzione della patria del popolo ebraico dopo tante persecuzioni. Il riconoscimento della sua esperienza e del suo carisma è degno del carattere formatosi nella famiglia laica e conservatrice dello storico Ben Tzion Netanyahu allievo di Jabotinsky, con una cultura americana che fece decollare l'economia e la scienza di Israele, e nella Sayeret Matchal, l'unità speciale contro il terrorismo.

Il nuovo governo, se e quando Bibi riuscirà a formarlo, dovrà tenere conto del nuovo alleato senza però lasciar scalfire l'equilibrio della sua figura laica e conservatrice, del tessitore degli accordi di Abramo che però non fa sconti alla battaglia contro l'Iran nucleare e i terroristi. Netanyahu si è dedicato fino al successo alla distruzione del governo di centro sinistra guidato da Yair Lapid, il suo duro e abile antagonista. Aveva aggregato un paradossale accumulo di partiti, dalla Destra fino a Raam, il partito arabo della Fratellanza Musulmana. Bennet e Lapid hanno gestito l'idea che il puro antagonismo a Bibi, misto a gesti di politica internazionale molto discussi, come quello della firma dell'accordo col Libano, potesse funzionare come collante. Ha funzionato. Lapid è stato una figura di primo ministro accattivante, una tecnica che gli funzionerà bene anche dall'opposizione; perché d'altra parte Netanyahu adesso deve badare a non diventare l'alibi e l'arma di Smotrich e di Ben Gvir, il cui estremismo non esce dai confini costituzionali, ma li cavalca pericolosamente.

L'affluenza, al 66,3% per cento, la più alta dal '96 si è riversata nei 12.600 seggi con sentimenti molto antagonisti. Da una parte il Likud e i suoi alleati di destra che difendono la propria casa dall'accresciuto terrorismo, dalla distruzione della tradizione, dalla dipendenza dagli Usa. Dall'altra una bandiera progressista, super laica, desiderosa di approvazione, che disegna Netanyahu come minaccioso per le istituzioni democratiche a causa dei suoi alleati Betzalel Smotrich, e Itamar Ben Gvir. Adesso inizia la liturgia della scelta del premier. Il presidente Herzog affida l'incarico: il prescelto avrà 28 giorni e può richiederne altri 14. Da quel momento Netanyahu può contare sui partiti tradizionali degli haredim; su Shas, da 8 a 10 mandati, il cui leader Arieh Deri, religioso orientale, si unì al governo Rabin negli anni '90, e soprattutto il Partito religioso sionista che può avanzare richieste così pesanti da indebolire il Likud. Bibi ha basato la sua forza e il suo carisma sul fatto di essere un patriota conservatore non religioso, capace di appoggiarsi al centro mantendendo l'identità sionista. Lapid aveva ben progettato, con il governo a rotazione, la gestione della campagna.

È probabile che abbia anche previsto di iniziare adesso una guerra di posizione che lo porti a profittare delle difficoltà di Netanyahu con i suoi, mentre lui tesse nuove alleanze, magari con Gantz. Che però potrebbe tornare utile al governo di Bibi per controbilanciare il peso della destra. Intanto Netanyahu ha vinto e Israele può sognare che i toni si plachino.

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