«Putin ha ordinato di demolire la sua residenza estiva a Sochi». A parlare è Roman Badanin, giornalista investigativo che da amico dello zar di Mosca è diventato tra i suoi più acerrimi oppositori. Badanin dirige la rivista Proekt (progetto), organo d'informazione che il cerchio magico russo ha già provato ad hackerare due volte. Il suo direttore, minacciato di morte, ha dovuto lasciare la Federazione per rifugiarsi a Stanford, in California.
«Mi considerano un agente al servizio degli Usa, e allora ne ho approfittato per andarci a vivere», racconta scherzando, anche forse per esorcizzare il mandato di cattura che pende sulla sua testa. Secondo Badanin, che su Proekt mostra immagini satellitari di Google Earth, la villa sarebbe stata abbattuta dopo che Putin si era dimostrato sempre più riluttante a recarsi nella proprietà situata sul Mar Nero a causa dei rischi legati agli attacchi con droni da parte dell'Ucraina. Al suo posto è rimasta una grande fossa circondata da attrezzature da cantiere, che potrebbero far presagire a una futura ristrutturazione.
Inaugurata nel 1955, Bocharov Ruchey si trova nel distretto centrale di Sochi e ha ospitato numerosi leader mondiali nel corso degli anni. La sua costruzione venne ordinata dal Commissario del Popolo per gli Affari Militari e Navali Kliment Voroshilov sul finire dell'era Stalin e completata appunto 70 anni fa. Già utilizzata per appuntamenti politici nei primi anni Duemila, vi alloggiò nel 2008 il presidente americano Bush nella sua visita in Russia. Dal 1991 è una delle residenze ufficiali del leader del Cremlino, ma fu solo a partire dalla ristrutturazione, avvenuta nel 2014, in vista delle Olimpiadi di Sochi, che Bocharov Ruchey divenne la sua meta estiva preferita. Secondo le stima di Ekaterina Arenina, giornalista dello staff di Badanin, sarebbero stati 30 i giorni trascorsi da Putin ogni anno, senza contare i festeggiamenti per i compleanni della compagna Alina Kabayeva (l'ex ginnasta olimpica indicata come la madre degli ultimi figli del presidente russo) e, soprattutto, il periodo di confino nel picco della pandemia da Covid. La struttura era isolata, non raggiungibile via terra. Come ricordava in un suo servizio il defunto Navalny, Bocharov Ruchey si ergeva su tre piani ed era dotata di tutti i comfort: una chiesa personale, un casinò, una sala relax con un palo per spogliarelliste, un vastissimo parco e anche un'intera pista da pattinaggio per giocare a hockey, sport amato dallo zar di Mosca. Navalny ne parlò dopo aver ricevuto le foto dal reporter Matvei Sergeyev, sparito nel nulla. Putin non si recava nella mega-villa sul Mar Nero dallo scorso anno, quando aveva ricevuto il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Rafael Grossi. E già allora l'incontro non era avvenuto nell'edificio principale, ma in una sorta di dépendance. «Le immagini su Google risalgono a maggio, la demolizione è quindi avvenuta prima», commenta Badanin.
Nell'aprile del 2023 Putin vi aveva fatto installare un sofisticato sistema antiaereo, «ma non si sentiva comunque tranquillo, soprattutto dopo i ripetuti attacchi dei droni che avevano fatto danni persino nel cuore di Mosca».
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