Zingaretti: "Con me alla guida del Pd, i 5Stelle si divideranno"

Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, parla della sua candidatura alla guida del Pd e avvisa i compagni di partito: "Serve un congresso prima delle Europee"

Zingaretti: "Con me alla guida del Pd, i 5Stelle si divideranno"

"Io ci sono. Anche se sono il primo a dire che il problema fondamentale non è il segretario". Così Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, intervistato dal Corriere della Sera, parla della sua candidatura alla guida del Pd.

Secondo Zingaretti è necessario"riaprire una sfida collettiva" perché "c’è un popolo di competenze e di sensibilità che è disperso, frammentato. E c’è una nuova generazione, molto combattiva, che non ci ha mai incontrati". "L’obiettivo è riaggregare. - spiega il governatore - Ricostruire una cultura politica che ti faccia sentire parte di qualcosa. Sostituire alla rabbia interna la passione, alla polemica il contenuto". Serve "un Pd diverso, per costruire una nuova alleanza azzerando le attuali forme politiche", dice. "Dobbiamo saper includere e valorizzare - aggiunge - come Pd le forze produttive, le energie popolari e sociali, in una forma-partito radicalmente democratica, capace di conciliare una forte leadership collegiale e decisioni dal basso". Parole che rimandano al "Fronte repubblicano" caldeggiato dall'ex ministro Carlo Calenda di cui Zingaretti ne apprezza l'impegno ma precisa: "Il nostro movimento deve animare una larga alternativa per il governo del Paese; che non significa rimettere insieme i cocci, ma immaginare l’Italia del 2050".

Risulta, pertanto, "indispensabile" svolgere il congresso del Pd "prima delle elezioni europee". Passo necessario "ma anche insufficiente". Per "aprire una fase nuova" servirebbe"un manifesto che andrebbe discusso, arricchito e corretto da mille, diecimila agorà, dove la gente liberamente possa, dal basso, in modo talvolta rozzo e contraddittorio ma vero, elaborare le suggestioni di un’Italia futura. A partire dalla loro condizione reale". Sul percorso migliore per arrivare ad eleggere il nuovo segretario (in assemblea a luglio o con le primarie a marzo) dice di aver " fiducia nelle scelte di Martina" e, nello stesso tempo, spera che Renzi non se ne vada. Dalle sue parole si evince che, in caso di elezione a segretario del Pd, non è scontanto che si dimetta da presidente di Regione. "Ho sentito qualcuno, forse troppo preso dal Truman Show di una politica narcisista, dire che Nicola in questi anni è scomparso. Invece ero nella trincea dell’amministrazione e dei territori", dice. Definisce la Lega di Salvini "una forza nazionale, autoritaria, razzista e xenofoba". "Occorre prendere le misure a questo nuovo fenomeno; che già si manifesta nelle forme più indecenti, con la chiusura dei porti a una nave con quasi 700 persone, tra cui tanti bambini e tante donne incinte", aggiunge. Vede l'esecutivo 'gialloverde' come "egemonizzato dalla destra" ma con la contraddizione che"Il grosso dell’elettorato che lo sostiene ha votato 5 Stelle, ed è un errore madornale considerare i 5 Stelle un’organica formazione di destra. È l’errore che non ci ha permesso di tentare un’iniziativa politica, dopo il voto, nei confronti di questo mondo". Zingaretti non esclude dunque che, con lui, il Pd possa riuscire a dividere il M5S: "La loro identità ha un limite che definirei genetico: una lettura della società che parte dalla presunzione di rappresentare indistintamente i 'cittadini'. Va bene per raccogliere consensi, ma è letale al momento del governo. I 'cittadini' non esistono, perché è 'tra' i cittadini che vivono le disuguaglianze. E devi scegliere". Ma un'alleanza Pd-M5S non è all'orizzonte.

"Se avessi voluto una semplice alleanza, l’avrei fatta in Regione. Però credo che dentro i 5 Stelle si aprirà un conflitto, e in futuro conosceremo un movimento diverso; con il quale sarà indispensabile confrontarsi".

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