Continuano le indagini per fare luce sulla mancata zona rossa in Val Seriana che ha scatenato la battaglia tra governo e Regione Lombardia. Nei giorni scorsi erano stati ascoltati in procura il governatore Attilio Fontana e l'assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera: entrambi avevano puntato il dito contro i giallorossi spiegando che "spettava al governo chiudere Alzano e Nembro". Una linea appoggiata anche dal procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota che, a chi le chiedeva a chi spettasse la decisione di istituire la zona rossa, aveva risposto senza mezzi termini: "Da quello che ci risulta è una decisione governativa". Una affermazione che andava così ad alleggerire la posizione della Regione Lombardia.
E ora, per fare chiarezza sulle responsabilità, la procura di Bergamo ha deciso di interrogare come persone informate dei fatti il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e il ministro della Salute Roberto Speranza. La voce di una convocazione aveva iniziato a circolare qualche giorno fa. Come riporta il Corriere, dopo aver ascoltato le versioni degli esponenti della Regione Lombardia, i magistrati hanno deciso di verificare l'iter seguito alla fine di febbraio quando si decise di non chiudere i due paesi della bergamasca e serrare poi l'intera regione. "Dopo tante menzogne e attacchi vergognosi, giustizia è fatta: chi ha sbagliato deve pagare!", ha subito commentato il leader della Lega, Matteo Salvini.
"Venerdì riferirò doverosamente tutti i fatti a mia conoscenza" sul tema della zona rossa tra Alzano e Membro, ha affermato il premier Giuseppe Conte. "Non sono preoccupato. Il mio è un atteggiamento sereno, ma non frutto di sicumera, abbiamo preso delle decisioni difficili, ma sono sereno con la mia coscienza. Abbiamo fatto tutto il possibile per salvaguardare la comunità nazionale. Tutte le inchieste e le indagini ben vengano, i cittadini hanno il diritto di conoscere".
Intanto, oggi pomeriggio a Roma è stato ascoltato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Nei prossimi giorni si terranno le audizioni dei ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese e del consulente Walter Ricciardi, come persone informate sui fatti. Infine, venerdì sarà il turno di Giuseppe Conte.
Il caso
Sulla mancata chiusura di Alzano e Nembro è nata una disputa tra governo e Regione. Chi avrebbe dovuto isituire la zona rossa durante la prima fase dell'emergenza in Italia? Questa la domanda a cui si cerca di dare risposta sulla base di quanto accaduto negli ultimi mesi. Le prime zone rosse di Vo' Euganeo e Codogno erano state decise a fine febbraio dal governo. Così come era stato l'esecutivo ad agire anche l'8 marzo, quando aveva trasformato tutta la Lombardia in una zona rossa insieme ad altre 14 province italiane. Infine, l'11 marzo il governo aveva definito l'Italia come "zona protetta", mentre le Regioni potevano istituire "zone rosse" più limitate. A inizio marzo però, nessuno ne istituì una ad Alzano e Nembro. E qui nasce il caso e volano le accuse. Regione Lombardia sostiene che avrebbe dovuto decidere Conte: fino a metà marzo infatti, a istituire le zone rosse era stato sempre e solo il governo. Dall'esecutivo invece puntano il dito contro la Regione che poteva creare la zona rossa "come previsto dall’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 n.833".
"Noi aspettavamo Roma, fino all’inizio di marzo avevamo sempre proceduto d’accordo con il governo su quel tipo di provvedimenti", aveva spiegato l'assessore al
Welfare Giulio Gallera, precisando di aver verificato solo dopo che la Regione avrebbe potuto agire da sola. "Ma in quella fase ci eravamo sempre relazionati con l’esecutivo e con l'Istituto superiore di sanità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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