«Via la polizia dalla Val di Susa Chiamparino feticista ideologico»

«L’accordo non ci basta, i Comuni hanno fatto bene a non firmarlo»

Roberto Scafuri

da Roma

Onorevole Franco Giordano, c’è tregua in Val di Susa. Buon accordo, dice Fassino. Truffa, grida l’ala dura del movimento.
«Bisogna uscire fuori da questo schema, non aiuta. È un accordo che i sindaci non hanno firmato per una serie di buone ragioni, la prima delle quali è che non affronta i problemi».
Non chiedete troppo?
«No, prendiamo atto di un dato positivo: la sospensione dei lavori. Ora bisogna ripartire dalla smilitarizzazione della Valle, dal ripristino di diritti violati in queste settimane. Il giudizio non potrà essere completo, poi, fino a quando non si entrerà nel merito. Cioé si discuterà il progetto alternativo a questo tipo di sviluppo dissennato e devastante... Credo che il movimento stia preparando un’opzione unitaria».
Rifondazione soffia sul fuoco?
«Rifondazione sarà sempre in sintonia con l’orientamento della maggioranza dei cittadini e dei movimenti di lotta della Val di Susa».
Sa tanto di slogan politico.
«Guardi, la mobilitazione non è in nome del “non lo fate nel mio giardino”. Parte dall’esigenza democratica della conquista del consenso, così come già accaduto a Scanzano o per il rigassificatore pugliese. Tutti ritengono necessaria la mobilitazione. Noi facciamo parte del movimento...».
Ma perché parlare di «bluff»?
«Il bluff c’è già stato: altro che carotaggio, si tentava di cominciare i lavori costruendo una galleria di servizio di una decina di chilometri. Il sospetto adesso è che si prenda un po’ di tempo, ma restando sull’obiettivo. Mi auguro invece che possa crescere la consapevolezza che esiste un progetto alternativo...».
Non sarete un po’ luddisti?
«Tutt’altro: il progetto alternativo non è per niente anti-moderno e non ha una vocazione all’isolamento... È economicamente fondato, tanto da essere sostenuto da autorità scientifiche di rilevanza incontestabile».
Siamo tutt’orecchi.
«Attualmente il traffico su rotaia è sottodimensionato rispetto alla capacità della rete. Pur prevedendone un aumento, che nessuno è in grado di quantificare, si può ragionevolmente potenziare l’attuale rete, modernizzandola senza devastare la Valle».
Ci sarà un motivo, se la Ue punta su questo corridoio di transito.
«Mi limito a rilevare come la delegazione Ue, peraltro maltrattata quando è venuta in Valle, stia prendendo in serio esame la possibilità di rivedere l’intero progetto...».
Addio sviluppo e addio Europa, ha detto il presidente Ciampi.
«Non credo che le possibilità di sviluppo debbano essere legate al semplice attraversamento del nostro Paese, come se fosse una rampa di accesso all’Europa. Un Paese in transito. Non sarebbe meglio uno sviluppo che si depositi nel territorio? Non si potrebbe evitare di saccheggiare risorse ambientali che fanno dell’Italia uno dei territori più ricchi e più belli? L’isolamento dall’Europa è una ipotesi che non esiste».
Persino Prodi dice che dobbiamo prepararci alle merci cinesi.
«Già, ma io preferisco un’altra idea di trasporto, fondata sulle “autostrade del mare”, sul potenziamento dei porti e dell’attuale rete ferroviaria. La nostra arma in più sta nella memoria e nella natura... Quanto costa sventrare una montagna, in questi termini? Quanto costerà aver reso impraticabile una Val di Susa?».
Lei parla di costi, ma il progetto della Tav non si fonda sul rapporto positivo tra danni e benefici?
«Ecco l’errore: il progetto è sbagliato perché economicamente insostenibile. Nessuno sa quale sia il volume della merce in transito tra 15 anni, ammesso che bastino...».
Ha dubbi?
«Ho la certezza. Nessuno dice che l’Enel fece dei rilevamenti in zona negli anni Settanta perché accertò la presenza di uranio. A parte i rischi per i lavoratori e lo smaltimento dei detriti, quanto costerà in tempo e denaro in più un tunnel che passa attraverso un giacimento di uranio? A chi giova?».


Forte è la distanza tra voi e, tanto per dire, Chiamparino...
«La sua posizione mi pare frutto di un feticismo ideologico che scambia per modernizzazione una scelta fallimentare. Gli consiglierei di essere meno ideologico e un po’ più concreto».

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