Per il Polo una crisi rinviata E partono le critiche a Follini

Calderoli «supplica» Napolitano: «Restituisci la parola al popolo» Fini all’ex centrista: «Come puoi unirti a gente così estremista?»

da Roma

È la «soluzione peggiore», per il centrodestra, il rinvio del governo alle Camere. «Peggio anche di un Prodi-bis», osserva il vicecoordinatore di Fi Fabrizio Ciccitto. «L’ipotesi delle larghe intese - sostiene il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa - sarebbe forse stata la strada migliore». Per il leghista Roberto Maroni gli alleati dovevano avere il coraggio di pretendere, come ha fatto il Carroccio, le elezioni anticipate. Il coordinatore della Lega, Roberto Calderoli, rivolge addirittura una supplica al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Restituisci - scrive in una lettera - la parola al popolo prima che sia troppo tardi». An, si sa, propendeva per un governo di transizione. «Ci voleva una svolta - afferma Altero Matteoli - nell’interesse della nazione, ma il naufragio di Prodi è solo rinviato».
Di questo sembrano convinti tutti, nell’opposizione: l’«accanimento terapeutico» non salverà l’esecutivo moribondo del Professore. Se ne può «prolungare l’agonia», dice l’azzurro Renato Schifani, ma lo scenario è «irreversibile»: Prodi è un «simil-premier e potrà vivacchiare qualche settimana in più», però la crisi non è finita. Intanto, «stanno giocando sulla pelle degli italiani e sul futuro del Paese», dice il coordinatore di Fi Sandro Bondi. «Siamo a un punto di degrado rilevante - accusa Cicchitto -, c’è un mercato dei senatori e ci avviamo verso una delle fasi più oscure della vita della Repubblica».
Il bersaglio principale del centrodestra è, naturalmente, Marco Follini, accusato dagli ex-amici di «trasformismo» per il promesso appoggio a Prodi. C’è chi parla di rispetto e stima, lancia ironici «auguri» e invita l’ex centrista a ripensarci, ma i più usano verso il fondatore dell’Italia di mezzo («dei mezzucci», la ribattezza l’azzurro Piero Testoni) i toni più duri della condanna. Sottolineano che si squalificherà politicamente senza peraltro salvare il governo. «Se soffrivi nel governo di centrodestra per colleghi che giudicavi estremisti - gli chiede direttamente il leader di An, Gianfranco Fini - come puoi unirti a una sinistra dove il tasso di estremismo, massimalismo, ideologismo è di gran lunga maggiore?». La sua «adesione solitaria», avverte Bondi, non modificherà «gli equilibri di una coalizione in cui il potere di ricatto dei massimalisti resta invariato». Insomma, spiega il portavoce di An Andrea Ronchi, è «presuntoso pensare che con il suo voto Follini riesca a spostare l’esecutivo verso il centro»: non migliorerà un governo che «non ha né i numeri né l’omogeneità politica per governare». Calderoli spalanca le porte a Follini e Roberto Castelli ricorda: «Quando la Lega diceva che era nemico della Cdl nessuno ci credeva. Oggi tutti hanno capito da che parte sta». Per Ignazio La Russa di An la maggioranza «ha aggiunto un ingrediente che peggiorerà la minestra». E lui, Follini, che otterrà? «Di scomparire in una realtà a lui molto lontana», risponde Cicchitto. Ma Maurizio Lupi di Fi sospetta che gli abbiano promesso un incarico: «C’è una certa preoccupazione tra i medici».
L’unico che frena è Francesco Storace di An: «Invece di insultare Follini, che tutto sommato abbiamo regalato alla sinistra, il centrodestra apra un’ampia discussione con tutti i parlamentari per evitare altre transumanze che vedo all’orizzonte». Di «vergognosa» caccia ai senatori fino al giorno della fiducia parlano in molti nella Cdl. Ma se quello scoglio sarà superato il nodo si riproporrà al voto sull’Afghanistan, dicono Alfredo Mantovano di An e l’azzurro Raffaele Fitto.

Bondi attacca per l’intervista sul Riformista Massimo D’Alema: «Dopo 3 bocciature clamorose dei suoi alleati, alla presidenza della Camera, poi al Quirinale e infine da ministro degli Esteri, resta al suo posto, come un vecchio burocrate del Cremlino».

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