Pomigliano, Fiat delusa per la vittoria a metà Ora il futuro è a rischio

Niente plebiscito al referendum. Il Lingotto: "Impossibile trovare condivisione da parte di chi ostacola, lavoreremo con chi ha firmato". Cgil vuole azzerare l'accordo, Cisl e Uil vanno avanti. Fiom: "No ad atti di forza, bisogna riaprire il confronto"

Pomigliano, Fiat delusa 
per la vittoria a metà 
Ora il futuro è a rischio

Torino - "L'azienda ha preso atto della impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose, il piano per il rilancio di Pomigliano". La Fiat prende tempo dopo l’esito non esaltante del referendum nello stabilimento di Pomigliano sull’accordo separato con i sindacati. Nel voto dei lavoratori non c’è stato l’ampio consenso atteso dall’azienda (almeno il 70-80%), ma per il momento non c’è ancora alcun commento ufficiale da parte della Fiat. Il Lingotto "apprezza il comportamento delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori che hanno compreso e condiviso l’impegno e il significato dell’iniziativa di Fiat Group Automobiles per dare prospettive allo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano".

Le soluzioni a Pomigliano Tra le soluzioni emerse negli ultimi giorni, alternative al piano previsto dall’accordo sindacale, c’è anche il cosiddetto piano C, che prevede una newco controllata da Torino per rilevare lo stabilimento e riassumere gli addetti con un nuovo contratto definito dal management del Lingotto. Una strada sicuramente meno complicata rispetto alla scelta polacca, che aprirebbe invece forti problemi sul fronte politico e sindacale. Il referendum non è mai stato considerato dalla Fiat il momento conclusivo della partita Pomigliano visto che neanche la valanga di sì, auspicata nel giorni scorsi dall’azienda, sarebbe stata di per sè una certezza. La Fiom ha sempre considerato illegittimo il voto e ha detto che in tutti i casi non avrebbe firmato l’accordo, contro il quale ha continuato a minacciare azioni legali. Un atteggiamento ancora più ostile di quanto Marchionne avesse previsto e, per questo, la Fiat ha anche valutato la possibilità di blindare l’intesa qualora il consenso fosse stato molto alto. Il numero di no così elevato potrebbe tuttavia, a questo punto, spingere il Lingotto anche a considerare altre ipotesi.

Fiom: "No ad atti di forza" La Fiat deve riaprire la trattativa sullo stabilimento di Pomigliano per cercare "soluzioni condivise" ed evitare "atti di forza". Il segretario generale della Fiom della Cgil, Maurizio Landini, ha invitato la Fiat a "rendersi disponibile a riaprire la discussione, togliendo dal tavolo gli elementi che non c’entrano nulla. Cercare soluzioni condivise è meglio che cercare atti di forza: non credo sia la soluzione più utile". Nel referendum di Pomigliano la Fiat "voleva sentire la voce dei lavoratori e l’ha sentita", perché gli operai dello stabilimento hanno dato "una dimostrazione di dignità". "Questi lavoratori - ha detto Landini in una conferenza stampa - accusati di essere fannulloni o delinquenti, hanno mostrato di avere più dignità di quanti hanno parlato in questi giorni. Ringrazio quei lavoratori perché su di loro si sono dette tante cose a sproposito ma hanno dato una dimostrazione di dignità che dovrebbe far riflettere tutti, a partire dalla Fiat".

Sacconi è fiducioso "Non voglio nemmeno ipotizzare che Fiat cambi idea, ho fiducia nella nota determinazione di un manager come Marchionne che saprà certamente rispettare il patto siglato con le organizzazioni che hanno avuto il coraggio di decidere", ha commentato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Il mancato trasferimento della produzione della Panda, metterebbe a rischio il futuro stesso dello stabilimento campano. Intanto la Fiom-Cgil, unica sigla che non ha firmato l’accordo con la Fiat oggetto del referendum, si prepara a chiedere la riapertura delle trattative. "Anche un voto cosi particolare, nella sua articolazione tra sì e no, dice che ci vuole una soluzione condivisa, come la Cgil ha sempre sostenuto", auspica Susanna Camusso, vicesegretario generale di Corso d’Italia.

L'avvertimento di Bonanni Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni alla luce del risultato del referendum che si è svolto ieri tra i lavoratori della Fiat Auto di Pomigliano d’Arco chiede al Lingotto di procedere negli investimenti perché ci sono le condizioni necessarie. "Mi pare ci siano tutte le condizioni - ha detto il leader della Cisl a margine di una conferenza stampa a Pomigliano d’Arco - affinché il piano possa andare avanti, i due terzi dei lavoratori, nonostante una campagna che hanno voluto politicizzare in tutti i modi, sia a destra sia a sinistra, ha visto i lavoratori prendere la posizione più giusta nonostante la disinformazione ci sono le condizioni per questo investimento per garantire Pomigliano, anzi per garantire i posti di lavoro e anche di più - quindi chiediamo alla Fiat di procedere perché ha potuto contare su un vasto piedistallo su cui poter costruire prospettive per Pomigliano".

Bersani si schiera "Ora la Fiat senza tentennamenti, senza se e senza ma, ribadisca l’investimento su Pomigliano", ha chiesto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "Nei prossimi mesi - dice Bersani - si trovi un modo per comprendersi meglio. La disponibilità alla flessibilità è universale ma si sono toccati punti delicati su cui va trovata una comprensione migliore. Mi sembra - conclude il segretario del Pd - che si possa dire che avevamo visto giusto, nel dire che l’investimento va fatto e nel dire che c’erano dei problemi".

Marcegaglia: "Ora avanti" La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso "supporto" e "apprezzamento" per la posizione della Fiat. "Noi non possiamo che supportare e apprezzare le posizioni espresse della Fiat - ha detto la Marcegaglia - siamo soddisfatti che l’azienda voglia andare avanti con la maggioranza dei sindacati e dei lavoratori che hanno deciso di sostenere la Fiat e condividere la sua iniziativa, e che continueranno a ragionare su come concretizzarla".

La presidente di Confindustria ha detto inoltre di apprezzare il fatto che la maggioranza dei lavoratori e del sindacato comprendano "la necessità di riportare Pomigliano, dopo tanti anni, in linea con la produttività non degli stabilimenti cinesi, ma degli altri italiani". Purtroppo, ha sottolineato Marcegaglia, "c’è un sindacato e una parte dei lavoratori che, in base a principi astratti, non comprendono la sfida che abbiamo davanti".

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