Milano - Lo scafo è corto, tre metri appena. La vela è solo una, come i posti a bordo. Ma quando la prua comincia a solcare le acque e il vento a togliere il respiro l’emozione è enorme. E allora il piccolo laser diventa un grande yacht da competizione e il giovane skipper un campione di Coppa America. Come lui ce ne sono migliaia, in Italia. Un esercito di appassionati che, anno dopo anno, cresce, contagiato dal successo degli eroi delle regate. Così, uno sport tradizionalmente riservato a una piccola élite si sta trasformando in un fenomeno capace di coinvolgere 85mila persone. Sono tanti, attualmente, gli iscritti alla Fiv, la Federazione italiana vela. Ai quali bisogna aggiungere migliaia di turisti che, pur non avendo la patente nautica, scelgono proprio la barca a vela per le proprie vacanze.
Il movimento è in continua espansione dal 1983, anno in cui Azzurra portò la vela italiana alla ribalta internazionale della Coppa America. Nel frattempo ci sono stati i successi del Moro di Venezia e di Luna Rossa. E oggi, a pochi giorni dalla partenza della Louis Vuitton cup 2007 - primo atto della Coppa America vera e propria - la voglia di vela è irrefrenabile. Lo dimostrano i voli per Valencia, ormai quasi esauriti e le iscrizioni ai corsi di avviamento alle regate, anche queste numerosissime. Sono circa 40mila gli italiani che ogni anno si avvicinano a questo sport. «Negli ultimi mesi - spiega Claudia Mellace, responsabile delle scuole vela Luna Rossa - le richieste sono aumentate. Il nostro progetto è attivo in dieci circoli, dal Lago Maggiore alla Sicilia. Ma è difficile soddisfare tutte le richieste». La stessa cosa succede negli yacht club. I circoli sono a numero chiuso, ma la lista di attesa è interminabile. «Accettiamo solo 500 soci - confermano i responsabili dello yacht club Punta Ala - ma le richieste sono in continuo aumento. La Coppa America ha avuto un effetto dirompente sulla struttura, ha contribuito a farla conoscere e a sviluppare la nostra scuola».
Il meccanismo è semplice: le grandi imprese sportive hanno un eccezionale potere mediatico. I tifosi, soprattutto i più giovani, si avvicinano a una disciplina contagiati dal successo degli atleti. La vela non sfugge alla regola. Del resto, spiega Nicolò Reggio, direttore sportivo dello yacht club Italiano di Genova, «la Coppa America è la Formula Uno del mare. Se quest’ultima ha un effetto trainante sul mercato delle auto, il trofeo più antico del mondo spinge tutto l’indotto della nautica». Tanto che gli iscritti alla Federazione italiana vela aumentano, in media, del 4 per cento l’anno, con punte del 10 per cento in occasione della Coppa America, i posti barca del 2,1 per cento l’anno - anche se continuano a essere troppo pochi, si lamentano gli addetti ai lavori -, il fatturato totale del settore nautico di un altro 10 per cento, raggiungendo 2.886 milioni di euro l’anno. Sale anche il numero delle barche immatricolate: nel 2005 sono state più di 73mila. Così come quello delle patenti nautiche rilasciate: 20.811 sempre nel 2005. Insomma, gli italiani si scoprono lupi di mare. E la vela diventa uno sport alla portata di tutti. «Al di là dei grandi eventi, che per definizione riguardano l’élite - afferma Cino Ricci, ex skipper - in questo sport il movimento di base è molto ampio. La maggior parte delle competizioni è rappresentata da ragazzini alle prese con laser e optimist. Per andare in barca a vela non è più necessario essere milionari. Basta iscriversi a un circolo, affittare un charter o seguire uno dei tanti corsi organizzati dalla federazione».
Sono 450, in totale, le scuole di vela italiane. Oltre mille gli istruttori federali. I costi oscillano dai 200 ai 600 euro per una settimana. Tutto dipende dalla struttura scelta, che, in alcuni casi, offre vitto e alloggio. Il materiale è fornito dai circoli. L’abbigliamento, nel caso dei corsi estivi, è ridotto al minimo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.