Le pornolezioni in rete della prof di latino

Smascherata dagli studenti, è stata condannata a cinque mesi

Nino Materi

Sembra una sceneggiatura da film, invece è cronaca. È la storia di una professoressa dalla doppia vita: di giorno inappuntabile insegnate di italiano e latino, di notte «diva» su un sito a luci rosse. Una storia finita in tribunale tra cause e ricorsi, tra querele e trasferimenti.
La notizia, la pubblicata ieri in prima pagina il Gazzettino: «La porno professoressa smascherata dagli studenti». Seguiva un riassunto da manuale della commedia all’italiana dove al vecchio buco della serratura è subentrato lo schermo di un personal computer: «Gli studenti non credevano ai loro occhi, quando hanno riconosciuto la propria professoressa nelle immagini di un sito a luci rosse e non hanno resistito alla tentazione di stamparle e affiggerle nel bagno della scuola. Da lì è scattata un’inchiesta che ha visto prima l’insegnante passare prima come vittima di un fotomontaggio e poi, una volta accertata la veridicità, essere accusata per simulazione di reato. Con tanto di condanna a cinque mesi, convertiti in seimila euro di multa».
Ma a «rimetterci» di più, probabilmente, non è stata l’insospettabile professoressa quarantenne, bensì gli studenti del liceo friulano che, per voler fare a tutti i costi gli spiritosi, adesso devono rinunciare perlomeno all’avvenenza della docente, che nel frattempo è stata trasferita in un’altra scuola e soprattutto in un’altra città (Pordenone).
Inizialmente, dopo l’affissione delle scene dello scandalo nel bagno della scuola, era stata proprio la donna a presentare denuncia contro ignoti per diffamazione: «Quella nelle foto proibite non sono io», si era difesa.
Una strategia che però si è rivelata un boomerang. Il pm, dopo le indagini, ha subito scoperto il sito Internet a luci rosse, ma soprattutto che la protagonista delle immagini hard era proprio l'insospettabile insegnante di latino.
A quel punto la docente, ormai smascherata, ha ritirato la denuncia. La Procura ha così chiesto l'archiviazione dell'inchiesta per remissione della querela. Tutto finito? Macché. La richiesta d'archiviazione è giunta sul tavolo del giudice che l’ha bocciata, disponendo nei confronti dell’insegnante l'imputazione coatta per simulazione di reato. Insomma non avrebbe dovuto «fingersi innocente». Invece di insabbiarsi e di diventare un ricordo per i protagonisti, la vicenda si è complicata.

La causa è così finita davanti al Giudice per le indadini preliminari che ha condannato, con il rito abbreviato, l'insegnante a cinque mesi.
E adesso quel «film» diventato cronaca sarà trasmesso prossimamente in Corte d’appello.

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