Roma - Realizzare a Venezia un porto d’altura con cui il capoluogo veneto può candidarsi a diventare l’accesso privilegiato ai mercati dell’Europa centrale e orientale. È questo l’obiettivo del progetto che è stato presentato alla presenza del ministro delle infrastrutture Altero Matteoli e che, una volta approvato, sarà operativo in cinque anni e costerà 1,382 miliardi di euro, la maggior parte in project financing.
Il terminal d’altura del porto di Venezia, che sarà la prima struttura portuale off shore mai realizzata nel Mediterraneo, avrà una piattaforma posizionata a 8 miglia nautiche (circa 14 chilometri) e fondali con una profondità naturale di meno 20 metri adatti ad ospitare le grandi navi oceaniche. Una diga proteggereà il terminal e le imbarcazioni dai vendi e dalle onde. L’area dedicata all’imbarco/sbarco dei container sarà in grado di movimentare da 1,5 a 3 milioni di Teu e potrà quindi ospitare navi oceaniche di capacità compresa tra i 6 mila e i 14 mila Teu.
L’investimento richiesto è pari a 1,382 miliardi di euro, dei quali 315 milioni per il terminal container e 450 per la diga. Solo quest’ultima sarà a carico dello Stato, mentre il resto dell’investimento sarà a carico dei privati attraverso il project financing. I tempi di realizzazione previsti sono di cinque anni a partire dal via libera del Comitatone per la salvaguardia di Venezia.
"Abbiamo già predisposto la scheda tecnica per presentarla al Comitatone (il comitato cui sono stati affidati l’indirizzo, il coordinamento e il controllo dell’attuazione di tutti gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, ndr.) - ha spiegato il presidente del Magistrato delle Acque di Venezia Patrizio Cuccioletta - Sulla base di quella decisione poi Matteoli farà la proposta a livello governativo perché il progetto venga inserito nella legge obiettivo come opera strategica".
"Il giorno in cui il Comitatone approva questa idea parte la procedura. Il terminal potrà essere pienamente operativo in cinque anni dal via libera, mentre per l’entrata in servizio del terminal logistico di Marghera ne saranno necessari quattro"», ha precisato il presidente dell’Autorità portuale di Venezia Paolo Costa, aggiungendo che "allo Stato si chiede pochissimo, solo di fare la diga esterna". "Questa ipotesi progettuale risolve i problemi finora rimasti insoluti, come i fondali, le bocche di porto, il Mose e soprattutto le fonti di ricchezza", ha detto il veneziano ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta, annunciando che dalla prossima settimana uscirà una bozza ancora parziale di ipotesi di legge speciale.
Le caratteristiche del progetto, realizzato dalla società di ingegneria Halcrow di Londra, tengono conto di fornire adeguata capacità ricettiva ai traffici marittimi generati dal commercio globalizzato ma anche dalla necessità di salvaguardare la particolare conformazione geofisica del territorio lagunare. La piattaforma, ha precisato Costa, sarà complementare al Mose perché consente di estromettere il traffico petrolifero dalla laguna e perchè, grazie al fondale di - 20 metri, consente di fondare la rivitalizzazione socioeconomica di Venezia sull’attività portuale e marittima.
La nuova piattaforma, inoltre, risponde ad alcune esigenze di sviluppo dell’area del Nordest richieste dall’Ue che ha identificato l’Alto Adriatico in una delle più importanti porte di accesso e uscita delle merci europee: lo scalo veneziano fa infatti parte del nuovo sistema multiporto Alto Adriatico Napa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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