Posta elettronica certificata, in regola solo 7 Regioni su 20

La riforma Brunetta prevede che tutte le pubbliche amministrazioni debbano attivare (lunedì 26 aprile c'è il «Pec day») almeno una casella e-mail e di pubblicarla sul sito predisposto dal Ministero. Autonomie locali ancora indietro, meglio i Comuni capoluogo

La macchina dello Stato è pronta alla svolta digitale? Si avvicina il «Pec-Day» di lunedì 26 aprile, quando 50 milioni di cittadini italiani avranno la possibilità di dotarsi di una casella di posta elettronica certificata. Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta ha predisposto un controllo sull'attivazione del servizio da parte delle pubbliche amministrazioni con risultati deludenti: risultato, solo sette Regioni su venti hanno pubblicato almeno una Pec.
Molte pubbliche amministrazioni, infatti, risultano non aver ancora pubblicato sul proprio sito internet e sull'indice delle pubbliche amministrazioni gli indirizzi di posta elettronica certificata. Già cinque anni fa il Codice dell'amministrazione digitale prevedeva che tutte le pubbliche amministrazioni dovessero istituire una casella di posta elettronica certificata per ogni registro di protocollo. È inoltre previsto l'obbligo per le Pa di pubblicare gli indirizzi nell'indice delle pubbliche amministrazioni (www.indicepa.gov.it) e di aggiornare tali indirizzi e le informazioni relative.
L'Ispettorato della Funzione pubblica ha avviato una serie di verifiche presso tutti gli enti che risultano non ancora in regola con la normativa vigente.

Solo sette dunque le Regioni che hanno pubblicato almeno una Pec (fra queste Basilicata, Calabria, Umbria e Lombardia) e 13 quelle che non lo hanno ancora fatto (tra cui Veneto, Piemonte, Campania, Lazio). Più diligenti le Provincie (62 con almeno una Pec e 47 senza Pec). La migliore risposta è venuta dai Comuni capoluogo (71 a 46 per quelli dotati di una Pec).

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