Prandelli alza la difesa, Hodgson fa le barricate

Buffon: "Quando siamo in difficoltà è la cosa che facciamo meglio". De Sanctis: "Attenti a Roy, a Udine era un maestro del catenaccio"

Prandelli alza la difesa, Hodgson fa le barricate

Cracovia - È in costruzione un altro muro, qui a Cracovia. Un bel muro difensivo, di quelli che non si possono abbattere facilmente, a dispetto di cifre tecniche e delle stime al ribasso e di qualche infortunio che ne riduce la consistenza. Ogni riferimento al superbo risultato di Berlino 2006 è superfluo e non solo perché allora Buffon e Cannavaro, il capitano della spedizione tedesca, furono giudicati i due fuoriclasse assoluti del torneo. Attorno a loro una ciurma di improbabili bucanieri (Zaccardo, Grosso, Materazzi, Barzagli stesso all'esordio sulla scena internazionale) riuscirono a cementare una difesa capace di chiudere il girone iniziale con un solo gol al passivo (e tra l'altro un'autorete, di Zaccardo, contro gli Usa).

Le analogie, a ben vedere, cominciano e finiscono con la storia degli infortuni: allora toccò a Nesta la sfortuna sfacciata di perdersi la parte più attraente della cavalcata azzurra, affidata a Materazzi che si esaltò con i gol rifilati sulla schiena di Repubblica Ceca e Francia. Qui è Chiellini a restare ai margini proprio mentre comincia il vero europeo, a Kiev la prima puntata domani sera, senza concrete possibilità di rientrare, nemmeno in caso di finale. Piuttosto Barzagli, appena recuperato da Prandelli come chiave di volta del dispositivo, è diventato quasi senza saperlo il pilastro su cui poggiare tutta l'impalcatura. Il muro si costruisce nel tempo. Prendiamo la qualificazione, durata la bellezza di due anni: la Nazionale di Prandelli può esibire una gran bella media, 4 gol incassati in 13 partite (compresa la sfida con la Serbia decisa a tavolino), perfettamente rispettata nelle prime tre sfide in terra di Polonia, 2 gol subiti, una delle migliori perfomance del torneo, solamente la Spagna e Casillas (solo Di Natale finora a segno) sono riusciti a fare meglio.

«Non faccio paragoni col 2006, ho detto che non vinceremo l'europeo perché se l'avessi pensato dopo la seconda partita sarei stato da ricoverare. Non siamo i più forti e lo sapete tutti, Spagna e Germania sono meglio di noi. Ma se un giorno dovessimo incrociarle non partiremmo certo battuti», il ragionamento terra terra di Buffon che sta dietro il cantiere da completare giusto in tempo per l'arrivo minaccioso di Rooney, 27 gol in Premier league più 2 con i bianchi. È il pericolo pubblico numero uno per unanime riconoscimento. «Perché è un trascinatore e perché, come Terry, Cole, e Gerrard è tutta gente che sa come si fa a vincere», la considerazione del portierone schierato per l'occasione al fianco degli altri due colleghi, De Sanctis e Sirigu.

Ecco un altro da consultare, Morgans De Sanctis. Il portiere napoletano è uno che sa molto di calcio inglese, Manchester City e Chelsea i rivali incrociati in Champions league, a Udine lavorò con Roy Hodgson e può descriverlo in modo succinto e compendioso. «È un maestro nel curare la fase difensiva» lo schizzo veloce. Perciò forse è il caso di non dedicarsi soltanto al muro ma di puntare su una partita di grande tecnica che affidi, per esempio, a Cassano il compito di fare da musa ispiratrice del gioco d'attacco e delle invenzioni di Balotelli. Mentre gli inglesi sono presi da Balotelli, nell'albergo di Wieliczka c'è la riscoperta di Cassano e delle sue magie balistiche. «Può essere il nostro valore aggiunto, ha dentro doti di leader che qualche anno fa io non intravedevo, spesso lui stesso si sottovaluta», l'elezione plebiscitaria promossa da Buffon. Che accumuna in modo condivisibile il destino di Italia e Inghilterra: «Loro come noi sono in cerca di conferme e un po' di prestigio venuto meno». Già, è proprio questa l'affinità elettiva tra le due sfidanti di Kiev, sono reduci da qualche batosta e da un girone non proprio esaltante così da giustificare quel giudizio appuntito di Arrigo Sacchi secondo cui il difetto dell'Italia di Prandelli è il suo pregio più reclamizzato, rifugiarsi in difesa.

«È vero, quando siamo in difficoltà torniamo a fare le cose che conosciamo meglio, ci vuole tempo per cambiare una mentalità» ammette Buffon ed è una gran bella confessione pubblica.

Che fa quasi dimenticare il mistero buffo di una risata collettiva dei tre portieri all'annuncio, da parte di Gigi, di una serata da trascorrere dinanzi alla tv per studiare i rigoristi inglesi. Magari preferiscono un classico di Totò.

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