Il premio «Strega» trasformato in uno spot sul no al referendum

Fabrizio de Feo

da Roma

A pochi giorni dal referendum la sinistra tenta il «colpo della Strega». Il caso è eclatante e segna l’ingresso a gamba tesa della politica in uno dei palcoscenici più noti d’Italia: quello del Premio Strega, il riconoscimento letterario più rappresentativo del nostro Paese, il festival di Sanremo della pubblicistica, l’Oscar italiano della narrativa, il David di Donatello della scrittura. Un affondo orchestrato da Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro della Pubblica istruzione nel governo D’Alema, oltre che presidente del Comitato scientifico della Fondazione Bellonci, l’istituto organizzatore del premio.
Il «blitz» è sapientemente organizzato. Mercoledì sera, infatti, nell’ambito della cerimonia che si terrà a Roma in Piazza del Campidoglio verrà consegnato un «Premio Strega speciale» alla Costituzione italiana. A riceverlo sarà uno degli ultimi costituenti: Oscar Luigi Scalfaro che, guarda caso, è anche presidente del Comitato referendario «Salviamo la Costituzione» che si batte per l’abrogazione delle modifiche costituzionali votate dal centrodestra. Nell’occasione saranno letti alcuni articoli della Costituzione, da parte degli Amici della Domenica, l’unione di scrittori, intellettuali, uomini e donne di cultura, promossa da Goffredo e Maria Bellonci, che assegnano annualmente il premio Strega. Un «reading» in cui non mancheranno inviti più o meno espliciti alla «resistenza» da mettere in pratica nelle urne domenica prossima.
La strumentalizzazione politica del Premio Strega, insomma, è ormai ufficiale. E passa tutt’altro che inosservata anche dentro lo stesso comitato organizzatore. È il presidente della società produttrice del liquore Strega, Franco Alberti, cugino del fondatore del premio letterario, a confessare di aver «appreso con sorpresa» la notizia leggendo un articolo del Foglio. Eppure «il Comitato direttivo del premio non si è mai espresso nel merito, né ha mai deliberato il problema del conferimento di questo premio speciale». «In pendenza di un referendum popolare - continua Alberti - una qualunque posizione può avere significato politico, cosa che la società Strega ha sempre evitato perché non rientra nei suoi compiti».
Analoghe perplessità, per dirla con un eufemismo, risuonano dalle parti del centrodestra. Il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, afferma di provare «orrore nell’accorgersi di quanto inadeguati siano stati quasi tutti i nostri presidenti della Repubblica, alcuni di questi ridotti a far da galoppini elettorali in vista del referendum. La sinistra è capace di distruggere tutto ciò che non si piega ai suoi voleri. Anche in campo culturale molte sono state le sue vittime: grandi scrittori, giornalisti, pittori o registi emarginati, perseguitati, annullati, resi fantasmi. Adesso la sinistra stregata, sfidando il ridicolo vuole che il Premio Strega sia dato alla Costituzione e a riceverlo dovrà essere un ex presidente piccolo piccolo, imbevuto d’odio come pochi altri».
Non risparmia parole di condanna neppure il leghista Roberto Castelli. «È una situazione grottesca. Io spero che facciano vedere il premio in televisione.

Alla fine sarà un vantaggio per il sì, perché la gente che ha un minimo di raziocinio si arrabbierà. Il premio consegnato a Scalfaro, il presidente più impopolare, è un esempio del passato, del conservatorismo che si difende contro il nuovo».

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