(...) E di moschea già parlavano i commercianti della zona. Da oltre tre mesi. Perché i pochi negozianti italiani rimasti in questa storica via della città già sapevano, o dicevano di sapere, che cosa sarebbe diventato quell'ex bar, gestito fino a poco più di un anno fa da una famiglia italiana. In realtà, cosa stiano facendo in quel locale di via Pré con certezza nessuno la sa, neppure adesso. Anche se, da martedì, la saracinesca dell'ex bar si è nuovamente riaperta. E ora, ad occupare quel locale, c'è proprio un gruppo di musulmani, «gente strana che va e che viene - dicono alcuni commercianti - e numerose persone che lasciano le scarpe fuori dalla porta, entrano e poi pregano».
Siri dice che si tratta di «un centro culturale islamico promotore di iniziative non ben definite» che si va ad aggiungere all'altro «centro» di piazza Vacchero, vicino a via del Campo. Marie Vardì, presidentessa di un'associazione - presto comitato - in difesa di via Pré, sostiene che «il locale sia di proprietà del demanio pubblico». La mini giunta Centro-Est è dunque partita all'attacco: «Stiamo cercando di capire a chi e perché il demanio ha concesso in affitto quel locale». Di più, «c'è stato un cambio di destinazione d'uso dell'esercizio - rilanciano in coro - e quindi qualcuno in Comune deve aver dato l'approvazione». Perché quello che non va alla nuova maggioranza del parlamentino di Carignano, Castelletto, Oregina, Lagaccio, Centro Storico è che in quella zona già problematica si creino circostanze ideali per far attecchire sempre più cellule di micro e macrocriminalità. «Se si continuano a dare licenze a stranieri che non hanno un giusto decoro dei loro esercizi - aggiunge Siri - si uccide del tutto il commercio e si fanno scappare anche gli ultimi eroici commercianti italiani rimasti in via Pré». «C'è una sorta di razzismo al contrario - accusa Milena Pizzolo - perché mentre tutti i locali gestiti da italiani vengono ripetutamente sottoposti a controlli igienici e sanitari, quelli degli stranieri inspiegabilmente vengono sempre risparmiati dalle visite».
E proprio i commercianti, con i residenti della zona, sono stati i primi a denunciare disagio e paura per la possibilità che «il centro culturale si trasformi in una moschea». E questo è un problema che si aggiunge ai loro problemi. E ora, con il nuovo «centro culturale» la rabbia cresce e i consiglieri del Municipio I chiedono alle istituzioni competenti «maggiore attenzione e sensibilità da parte di chi decide la locazione dei locali ed il loro utilizzo in un contesto come quello del centro storico dove il tessuto economico e sociale è già fortemente compromesso». E le competenze vorrebbero prendersele, anche perché, tra i nuovi poteri dei municipi compare proprio una voce che assegnerebbe alle piccole istituzioni particolari competenze in materia di licenze.
Ma la battaglia non è finita: per portare legalità nel centro storico i consiglieri di opposizione insorgono. Attaccano nell'ordine vecchia maggioranza, Provincia e Regione. «Con la presidenza Bellezza avevamo approvato l'istituzione di un centro interforze in piazzetta dei Greci, eppure - spiega il neo presidente - nessuno ne sa più niente». Mancano le risorse, è la risposta ufficiale. «Le risorse le dovrebbe dare la Provincia, ma la Provincia dice di aspettare le risorse dalla Regione», dice un Siri perplesso «dal solito palleggio di responsabilità».
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