Preti pedofili, «mamma Iena» fa confessare i parroci d’Italia

Blitz del programma di Italia 1. «Un sacerdote molesta mio figlio». La risposta: «Non ditelo al padre»

Nino Materi

Una finta madre che si inventa una finta molestia sessuale su un finto figlio da parte di un finto prete. È questo l’ultimo colpo del giornalismo «verità» delle Iene, con tanto di tabù violato sull’altare dell’audience.
Unica accortezza: parlare sì con i preti, fermandosi però sulla soglia del confessionale (quello della chiesa, non quello del Grande Fratello). Obiettivo: «rubare» le parole dei sacerdoti sul tema della pedofilia, nervo drammaticamente scoperto tra la comunità ecclesiastica. E la riprova viene proprio dallo «scoop» delle Iene che questa sera alle 21 su Italia 1 manderanno in onda scene destinate ad aprire un nuovo caso. Stavolta le «vittime» sono alcuni preti dell’hinterland lombardo che «sollecitati da una mamma, il cui bambino sarebbe stato oggetto di attenzioni sessuali da parte di sacerdoti di parrocchie vicine, consigliano di non dire niente al proprio marito e parlarne al responsabile della diocesi»; almeno questo è quanto si legge nell’anticipazione fornita alle agenzie di stampa dagli autori del programma. Elementi non certo sufficienti per parlare di «omertà» o, peggio, di «colpevole complicità» da parte dei sette religiosi intercettati dalla finta mamma-iena.
Bloccate dal Garante della privacy per l’inchiesta sul test antidroga alla Camera, le Iene aprono così un nuovo fronte di polemiche al grido di «non c’è più religione!». Il Garante interverrà anche in questa occasione?
«Siamo andati a verificare la sensibilità sul tema della pedofilia in alcune parrocchie lombarde all’indomani delle parole di Papa Benedetto XVI sulla pedofilia dei preti, definita “crimine enorme”», racconta Elena Di Cioccio, la finta mamma «mite e timorata di Dio, devota e un po’ dimessa, con impermeabile e foulard» che, da dietro la grata del confessionale, ha rivelato ai religiosi il suo «terribile segreto». In tv, ovviamente, non si vedranno né le facce dei preti, né si potrà individuare la loro vera voce; incontri avvenuti mai nel segreto del confessionale, ma sempre in un ufficio, un corridoio o davanti all’ingresso della chiesa.
La storia che racconta è sempre la stessa: «Ho un bambino piccolo, che va alle elementari e frequenta una parrocchia vicina ma lo vorrei trasferire». «Perché?», chiedono i preti. Dopo aver finto un po’ di ritrosia, la «mamma» confessa: «È stato vittima di attenzioni sessuali da parte di un prete».
A questo punto, raccontano le Iene, iniziano i «consigli» dei preti. Tutti, invariabilmente, chiedono se anche il papà del bambino è a conoscenza dei fatti e, alla risposta negativa della donna, suggeriscono «di non farne parola col marito». Poi i sacerdoti cominciano a spiegare - sempre secondo il racconto delle Iene - che «ci sono vari modi per affrontare la situazione»: ma, precisano i responsabili del programma, «nessuno di loro suggerisce di rivolgersi a polizia e magistratura».

Piuttosto, è l’opzione indicata dai religiosi, «sarebbe meglio parlarne ad un superiore del prete o al responsabile della diocesi».
«Ma cosa accadrà al prete pedofilo?», chiede allora la signora. La risposta dei preti: «Forse, potrebbe essere trasferito».
Forse.

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