Più attenzione ai criteri Esg anche nei fondi pensione negoziali. Assofondipensione, l’Associazione dei 32 fondi pensione negoziali, ha approvato una convenzione con ET.Group, ESG Knowledge Company, grazie alla quale verranno condivisi con l’Associazione stessa, e i fondi pensione associati, tutti i dati e risultati di ESG.IAMA . Ciò permette al mondo della previdenza di avere uno strumento in più sul tavolo per la selezione delle Sgr (società di gestione del risparmio), e di tenere conto, per la prima volta in maniera quantitativa e confrontabile, del livello di sostenibilità del gestore stesso.
La sostenibilità diventa un criterio guida sempre più esplicito per chi investe i propri risparmi, anche per i lavoratori che aderiscono ai fondi pensione e in particolare a quelli negoziali. Il problema della sostenibilità si sta infatti spostando dal prodotto finanziario alla Sgr in quanto azienda che offre prodotti finanziari. L'identità Esg sta emergendo come una variabile cruciale per consentire al sistema di identificare le Sgr realmente Esg e coerenti con i servizi e i prodotti offerti. Ciò permette di distinguere con criterio tra la marea di fondi "sostenibili" che ha riempito il mercato e di proteggersi da possibili rischi dovuti a crisi reputazionali e di credibilità delle Sgr a cui si sono affidati i capitali.
È la conferma di una tendenza sempre più esplicita a ogni livello di gestione del risparmio, compreso quello previdenziale. Pochi mesi fa Goldman Sachs aveva comunicato una ricerca secondo cui la maggior parte (87%) dei fondi pensione europei ritiene che la sostenibilità sia un fattore critico nelle scelte di investimento e un numero sempre maggiore investe in strategie ESG. Una convinzione che si sta gradualmente traducendo in concrete scelte di portafoglio, come indica il fatto che quasi la metà degli intervistati (45%) coinvolti nell’indagine destina più del 20% del proprio portafoglio totale a investimenti sostenibili, soprattutto per gestire al meglio i rischi legati alla transizione climatica.
Chi può aderire
L’adesione a un fondo pensione negoziale è volontaria. E avviene sulla base degli accordi collettivi stipulati tra le parti (rappresentanti dei lavoratori e datori di lavoro) che hanno istituito il fondo (adesione collettiva). Ogni fondo pensione è rivolto a una determinata categoria di lavoratori:
- di una data impresa o di un gruppo di imprese;
- di un dato settore merceologico;
- di una data categoria di liberi professionisti;
- di un dato territorio.
Il lavoratore può iscrivere anche i familiari fiscalmente a carico, se lo Statuto del fondo lo prevede. Al fondo pensione negoziale possono aderire anche i lavoratori assunti in prova e a tempo determinato o assunti in base a differenti tipologie contrattuali se previsto dall’accordo collettivo e dallo Statuto del fondo.
Adesione tacita o esplicita
In caso di prima occupazione, il lavoratore dipendente del settore privato, entro sei mesi dall’assunzione, deve decidere se destinare il proprio trattamento di fine rapporto (TFR) al fondo pensione (adesione esplicita) o lasciarlo in azienda.
Se non esprime alcuna scelta viene iscritto alla forma pensionistica collettiva individuata dal contratto nazionale di lavoro o dall’accordo aziendale (cosiddetta adesione tacita).
La scelta del rischio
Chi aderisce al fondo pensione non sceglie lo stesso profilo di rischio. Il profilo "garantito" (basso rischio, basso rendimento) resta preminente, con il 37,1% degli iscritti; gli obbligazionari concentrano un ulteriore 12,8%. Nei profili bilanciati si colloca il 39,9% degli iscritti; più esiguo il peso degli azionari, il 10,3%. Negli ultimi anni, il peso dei profili garantiti è tuttavia sceso: rispetto al 2019, esso è diminuito di 5,5 punti percentuali a favore soprattutto dei profili più rischiosi (azionari e bilanciati, rispettivamente 3,4 e 2,3 punti percentuali in più).
In rapporto alle nuove iscrizioni effettuate nel corso del 2023 emerge una maggiore preferenza per i profili di investimento più rischiosi: il 45,4% ha preferito profili bilanciati e il 16,9% azionari; a quelli garantiti si è iscritto il 29% del totale e ai profili obbligazionari il restante 8,7%.
Dalla distribuzione degli iscritti per profilo di investimento ed età si osserva, a livello di sistema, una propensione maggiore per i profili azionari e bilanciati nelle classi di età molto giovani (fino a 29 anni); nelle fasce centrali (30-54 anni), dove si colloca la maggioranza degli iscritti, i profili a rischio più basso si mantengono su livelli tra il 45 e il 50%, di cui i tre quarti costituiti da garantiti. Questi ultimi profili assumono via via un peso predominante a partire dai 55 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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