Lavoro, i numeri degli occupati che smentiscono la Schlein

La numero uno del Pd ha definito il Dl lavoro "precario e ricattabile". Le cifre affermano, invece, che dal 2019 in Italia ci sono un milione di nuovi posti stabili, quindi da tempo determinato a indeterminato che consentono di crearsi una propria indipendenza economica

Lavoro, i numeri degli occupati che smentiscono la Schlein
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Elly Schlein ha definito il Dl lavoro entrato in vigore il 5 maggio “precario e ricattabile”. I numeri affermano che dal 2019 c’è stata una crescita di assunzioni a tempo indeterminato. Rispetto a quattro anni fa gli occupati complessivi sono aumentati di 1,5 milioni di unità. Cifre che smentiscono fermamente quanto affermato dalla segretaria dei Dem che afferma: “I salari sono bassi nel nostro Paese perché c’è un livello di precarietà assurdo”. I dati Inps raccontano un'altra versione, quella di un’Italia in ripresa e sconfessano le continue accuse di chi critica senza conoscere i dati.

I dati

Pochi giorni fa l’Istat ha pubblicato un'analisi che attesta l'aumento di 500 mila lavoratori in più rispetto al 2022. Anche l’Inps racconta uno scenario particolarmente positivo per il mercato del lavoro. Infatti si registra un saldo positivo di 410 mila unità nel periodo che va da gennaio a marzo 2023. Confrontando questi dati con quelli dello scorso anno balzano subito all’occhio l'incremento di assunzioni, ovvero 473 mila. Infine il numero di posti fissi dal 2022 al 2023 è aumentato di 385 mila posti. Questi numeri confutano le dichiarazioni della Schlein che, riferendosi al mercato del lavoro italiano, afferma: “Le scelte del governo sono scellerate”.

Meno licenziamenti

Merita una riflessione anche il numero degli assunti a tempo indeterminato. Infatti rispetto al 2019 il numero persone che hanno stipulato un contratto senza vincolo di durata è stato di 1.031.696 unità. Quindi nel Belpaese, rispetto al periodo della pandemia iniziato nel 2020, ci sono un milione di lavoratori in più che hanno una situazione stabile. Questi numeri certificano sicuramente un’Italia in crescita dal punto di vista lavorativo. Basti pensare che durante i primi tre mesi del 2023 le assunzioni a tempo indeterminato sono state 215 mila, la crescita in un anno è stata dell’11%. Questi numeri sono giustificati anche dal fatto che le aziende italiane investono sempre di più in ambito risorse umane.

Le figure più ricercate

È interessante effettuare un focus dal punto di vista della ricerca delle risorse nel settore dei mestieri artigiani del nostro paese che conta meno di 1,3 milioni di imprese, quindi il 22% del tessuto produttivo del Paese. La professione che, in questo ambito, ha registrato la crescita più consistente è quella degli estetisti, inclusi i tatuatori e i negozi di manicure.

Negli ultimi cinque anni il numero di imprese in questo settore ha registrato più di 8 mila aperture rispetto al 2018. Anche muratori, tassisti e serramentisti sono particolarmente ricercati. Rispettivamente l’espansione di queste figure è stata di 3.451, 2.339 e 2.234 unità in più rispetto al quinquennio scorso.

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