I punti chiave
- Cosa è la pensione di reversibilità
- A chi spetta la pensione di reversibilità?
- Con il divorzio spetta la pensione di reversibilità?
- Quanti anni di matrimonio occorrono per pensione di reversibilità
- A quanto ammonta la pensione di reversibilità
- Quando si perde la pensione di reversibilità
- Quali sono i redditi non cumulabili con la pensione di reversibilità?
- Chi percepisce la pensione di reversibilità ha diritto alla quattordicesima?
- Quando si riduce la pensione di reversibilità
- Con la pensione di reversibilità si può lavorare?
- Come si chiede la pensione di reversibilità
Le novità relative alle pensioni introdotte dal governo a partire dal primo gennaio 2023 riguardano anche le pensioni di reversibilità. A seguito delle misure introdotte dall’esecutivo, infatti, dall’inizio di quest’anno andrà applicato un aumento complessivo dell’8,8%, composto da una rivalutazione piena del 7,3%, cui si aggiunge un ulteriore 1,5% come misura straordinaria una tantum per il 2023, che passerà al 2,7% nel 2024.
Con il termine rivalutazione si intende l’aggiornamento annuale degli importi pensionistici calcolato in base all’inflazione registrata l’anno precedente, pari, a fine 2022, al 7,3%. Si andrà dunque, con percentuali variabili, dal 100% previsto per gli importi fino a 2.100 euro lordi al mese, al 32% previsto per gli importi superiori ai 5.251 euro lordi mensili. Per fare un esempio concreto, una pensione di 1.000 euro al mese, aumenterà di 73 euro.
Con la rivalutazione, il trattamento minimo dell’assegno pensionistico ai superstiti, fissato per quest’anno a 524,34 euro mensili, dovrebbe raggiungere i 570 euro.
Cosa è la pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità pubblica è uno strumento di sostegno pensionistico dedicato ai familiari superstiti di un pensionato (o lavoratore) deceduto, o del soggetto deceduto che ancora non ha maturato il diritto alla pensione. In questo caso il trattamento previdenziale viene definito "pensione indiretta" e spetta solo qualora il soggetto abbia maturato 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva, di cui minimo 3 nei 5 anni precedenti la data del decesso.
Istituita nel 1939 a tutela delle mogli che, dopo la morte del marito, restavano senza sostentamento economico, la reversibilità è stata estesa negli anni anche a mariti e figli.
A chi spetta la pensione di reversibilità?
Ad aver diritto a questa forma previdenziale sono il coniuge o il soggetto unito civilmente con il deceduto e i figli superstiti, se studenti di scuola media secondaria di età compresa tra i 18 e i 21 anni, a carico del genitore deceduto, purché non svolgano attività lavorativa; i figli studenti universitari per tutta la durata del corso di laurea, ma non oltre i 26 anni, sempre se a carico del genitore deceduto e purché non svolgano attività lavorativa; i figli inabili, a prescindere dall'età, purché a carico del pensionato.
La pensione di reversibilità spetta anche al coniuge divorziato, nel caso che sia titolare dell'assegno divorzile, non si sia risposato dopo il divorzio, che l’iscrizione all’INPS del defunto sia precedente alla data della sentenza di divorzio. In caso di successive nozze del deceduto, la reversibilità spetterà sia al nuovo coniuge sia a quello divorziato, previa sentenza del Tribunale.
In assenza di coniuge, figli, nipoti e genitori, la pensione di reversibilità può spettare anche ai fratelli celibi e alle sorelle nubili, se a carico del defunto e inabili al lavoro.
La reversibilità non spetta in caso di coppia di fatto o coniuge che contrae nuove nozze (in questo caso, però, è prevista una somma una tantum di due mensilità).
Recentemente, con la circolare INPS del 1° febbraio 2022, n.19, il coniuge separato con addebito, ma senza alimenti, è stato equiparato al coniuge superstite.
Con il divorzio spetta la pensione di reversibilità?
La Legge sul Divorzio riconosce al coniuge divorziato il diritto a percepire la pensione di reversibilità dell’altro ex coniuge defunto, in caso percepisca dall’ex coniuge defunto un assegno divorzile versato con cadenza periodica; che non si sia risposato (se il coniuge divorziato superstite convive con un soggetto terzo, ciò non determina la perdita del diritto alla reversibilità); se il rapporto di lavoro da cui trae origine il trattamento pensionistico risulta precedente alla sentenza di divorzio. L’importo dovuto viene calcolato in base al rapporto tra la durata del matrimonio e il periodo di maturazione della pensione spettante al defunto. Per durata del matrimonio si intende anche l’eventuale periodo di separazione legale, fino alla data della sentenza di divorzio.
Quanti anni di matrimonio occorrono per pensione di reversibilità
La durata del matrimonio non incide sul diritto a ricevere la pensione di reversibilità. Chi è sposato anche da un solo giorno gode dello stesso diritto di chi lo è stato per più anni. Il coniuge, infatti, ha diritto in automatico alla pensione di reversibilità, a prescindere dal regime patrimoniale adottato, di comunione o separazione dei beni.
A quanto ammonta la pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità non prevede l'erogazione dell'intero importo che spettava al defunto. Viene calcolata una quota percentuale della pensione, a seconda del grado di parentela dell'avente diritto al trattamento, secondo queste percentuali: 60%, se a beneficiarne è solo il coniuge, 70%, se erogata in favore di un solo figlio, 80% se gli aventi diritto sono il coniuge e un figlio o due figli senza coniuge, 100%, se ad avere diritto alla reversibilità sono il coniuge e due figli o tre o più figli.
Quando si perde la pensione di reversibilità
Non sempre il diritto alla pensione di reversibilità è a tempo indeterminato. Per il coniuge termina nel caso in cui contragga un nuovo matrimonio, ma con diritto a due annualità della quota di pensione nella misura spettante alla data delle nuove nozze, ad una tantum e alla tredicesima. I genitori del deceduto non beneficiano della reversibilità se non hanno ancora compiuto 65 anni, o non ne beneficiano più se conseguono un'altra pensione; i fratelli e le sorelle perdono il beneficio se conseguono un'altra pensione, contraggono matrimonio o cessano di essere inabili.
Quali sono i redditi non cumulabili con la pensione di reversibilità?
La quota di reversibilità può essere cumulata anche con redditi personali, purché entro i 20449,26 euro circa l’anno. Se i superstiti possiedono redditi superiori, la somma di denaro erogata subisce una decurtazione variabile a seconda dell'ammontare del reddito. La decurtazione è pari al 25% in caso di importo superiore a tre volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti; del 40% in caso di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti; del 50%, se l’importo è superiore a cinque volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Chi percepisce la pensione di reversibilità ha diritto alla quattordicesima?
La Quattordicesima mensilità spetta ai titolari di pensione di reversibilità secondo parametri specifici: bisogna raggiungere i 64 anni di età e rispettare ogni anno i limiti di reddito previsti. Qualora la somma del proprio reddito da pensione e della pensione di reversibilità superasse il limite di reddito annuo lordo stabilito non si avrebbe diritto alla Quattordicesima mensilità.
Quando si riduce la pensione di reversibilità
Lo svolgimento di attività lavorativa o il possesso di altri redditi possono determinare riduzioni della pensione spettante al coniuge del pensionato o del lavoratore defunto. Sia la pensione di reversibilità che la pensione indiretta sono di regola pari al 60% della pensione percepita dal defunto, ma in presenza di redditi personali superiori a tre volte il trattamento minimo INPS, la quota erogata nei confronti del coniuge si riduce di una percentuale tanto più elevata quanto maggiore è il reddito.
Con la pensione di reversibilità si può lavorare?
La pensione di reversibilità è compatibile con i redditi da lavoro: dunque i superstiti possono comunque lavorare senza dover rinunciare all’assegno erogato dall’INPS.
A differenza però di quanto accade per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata, la pensione di reversibilità non è pienamente cumulabile con i redditi da lavoro: a seconda del reddito percepito dall’attività lavorativa, si applica una decurtazione dell’importo dell’assegno di pensione. In parole povere, maggiore è il reddito, più elevata sarà la riduzione dell’importo della prestazione pensionistica destinata al superstite.
Non sempre però la pensione di reversibilità si riduce. È prevista, infatti, una deroga al meccanismo che ne dispone il taglio in caso di presenza di redditi da lavoro. In particolare, la normativa stabilisce che quando oltre al coniuge superstite siano contitolari della prestazione coloro che appartengono al medesimo nucleo familiare (ad esempio i figli minori o inabili maggiorenni), non si applica alcuna decurtazione della pensione, che sarà erogata interamente, pur se in presenza di altri redditi.
Come si chiede la pensione di reversibilità
Una volta verificata la validità dei requisiti, la domanda può essere inoltrata gratuitamente sul sito INPS, nella sezione
dedicata ai servizi online. In alternativa, si può affidare la pratica a un patronato, che provvederà a inoltrare la domanda, sempre per via telematica, all'INPS, o contattare il call center INPS al numero gratuito 803164.