Quel primo Anno Santo al posto di Gerusalemme

Nel 1300 la città simbolo era ormai perduta ma il popolo chiedeva un'indulgenza plenaria

Quel primo Anno Santo al posto di Gerusalemme

Il primo Giubileo, quello del 1300, fu indetto su pressione popolare dopo che il fallimento delle crociate fu percepito come definitivo. Nel 1291, infatti, era caduta l'ultima piazzaforte cristiana in Terrasanta, San Giovanni d'Acri, e nessun europeo poteva più lucrare le indulgenze plenarie connesse al pellegrinaggio a Gerusalemme. Era questa, infatti, la Città santa per i cristiani, non Roma. Gerusalemme era il centro del mondo, la città del sacrificio di Abramo e del Messia atteso dal popolo eletto, Gesù Cristo, qui ucciso e risorto. La città per antonomasia, prima per gli ebrei dell'Antico Testamento, poi per i cristiani del Nuovo. I soli che non c'entravano erano i musulmani, anche se vi accampavano diritti: tale era la percezione, nei cristiani, dell'intruso, del terzo incomodo, i maomettani sedicenti figli di Abramo e asserenti una visita notturna volante del loro Profeta. Per gli islamici Gerusalemme era, per giunta, un luogo santo inferiore alla Mecca, mentre per i cristiani era il principale, se non l'unico. Dunque, che diritto avevano i musulmani di occuparla e di taglieggiare i pellegrini? Da qui le crociate, tese a recuperare il Santo Sepolcro. Non guerra santa, dunque, ma liberazione di siti sacri ai cristiani e solo a loro: Nazaret, Betlemme, Golgota...

Tanto era Santa quella Terra per i cristiani che nel 1203 i pisani, tornando dalla crociata, ne caricarono le loro navi. L'arcivescovo Ubaldo Lanfranchi fece riempire le stive di «terra santa»: prelevata dal Calvario e portata a Pisa, servì a edificare il primo Campo Santo della cristianità. Il termine camposanto divenne poi sinonimo di cimitero, ma quello pisano era «santo» davvero, perché chi non era in grado di effettuare il Passagium (così era detto il pellegrinaggio a Gerusalemme) per motivi di età, salute o povertà, potesse almeno essere sepolto in Terrasanta. L'irraggiungibile terra di Palestina veniva a domicilio. E nel 1277 il Campo Santo pisano divenne il monumento che ancora oggi i turisti visitano accanto al Duomo e alla Torre Pendente. Ma nel 1300 era chiaro che Gerusalemme era perduta e un grande movimento popolare prese a reclamare quella possibilità di indulgenza plenaria che i crucesignati avevano lucrato e che Celestino V aveva parzialmente permesso con la sua grande Perdonanza.

Il suo successore, Bonifacio VIII, fu praticamente costretto a indire un Anno Santo, perché fin dalla fine del 1299 si era ritrovato assediato in Roma da una folla enorme di pellegrini. Infatti, quantunque l'indizione formale datò 22 febbraio 1300, le indulgenze connesse furono retroattive e lucrabili fin dal 24 dicembre precedente. Col 1300 la Città santa dei cristiani divenne Roma, e il pellegrinaggio alla tomba degli apostoli sostituì quello ormai impossibile al Santo Sepolcro. Il successo fu enorme: trecentomila pellegrini invasero Roma da tutta una cristianità che, allora, ne contava sui settanta milioni (contando anche gli scismatici bizantini). Che sia stato un moto esclusivamente di fede e popolare è evidenziato dal fatto che i re non si presentarono nemmeno. Di lì a poco, anzi, Bonifacio VIII avrebbe ricevuto l'oltraggio di Anagni e la Santa Sede sarebbe stata deportata ad Avignone da Filippo il Bello di Francia. La bolla che indisse quel primo Giubileo, Antiquorum habet fida relatio, ne stabilì la cadenza ogni cento anni, poi portati a cinquanta per adeguarlo all'antico Giubileo ebraico. In quest'ultimo, ogni cinquanta anni i debiti venivano rimessi e gli schiavi liberati al suono del corno d'ariete, lo yobel (da qui il nome).

L'anno in cui Gesù iniziò la sua missione era appunto un anno di Giubileo, come lui stesso confermò quando lesse il famoso brano di Isaia (61, 1-2) nella sinagoga di Nazaret e lo applicò a se stesso: «Oggi si è compiuta questa Scrittura» (Lc 4, 21). Non solo: era pure anno sabbatico (che cadeva ogni sette anni) e quello in cui si compiva la profezia di Daniele (i 490 anni per l'avvento del Messia). Ed ecco l'altro mistero biblico (Gen 16, 8): i musulmani dicono di discendere da Ismaele, figlio di Abramo e della schiava egiziana Agar, poi cacciata da Sara, moglie del Patriarca. Mentre Agar vagava disperata nel deserto, un angelo le riferì la profezia del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa».

Riguardo a Ismaele: «La sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui, e abiterà di fronte a tutti suoi fratelli». Verrebbe da ripetere, anche qui: «Oggi si è compiuta questa Scrittura». Non siamo di fronte alla misteriosa coincidenza di un Giubileo «straordinario» e la realizzazione di un'antichissima profezia?

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