Il primo maggio? «Io lavoro» I nuovi stakanovisti d’Italia

Sarà che il tempo delle famiglie è sempre più ridotto e allora poter andare al supermercato in un giorno festivo è quasi una fortuna. Sarà che se in vacanza non ci vai, almeno un giro in centro, un po’ di shopping o addirittura un turno in palestra sono una buona alternativa. Sarà anche che è la concorrenza a dettare legge e allora se un negozio è aperto anche l’altro non può tirarsi indietro. Insomma sarà quel che sarà (in cima la crisi economica che costringe le famiglie a fare i conti con stipendi ridotti e con l’ansia di arrotondare) ma questo primo maggio 2008 ha un altro sapore: è la festa del lavoro celebrata col lavoro. Sono i diritti dei lavoratori esercitati anche col diritto al lavoro, persino in un giorno storicamente dedicato al riposo.
Supermercati, palestre, grandi catene di abbigliamento, cinema e fast food resteranno aperti in molte città e anche nei piccoli centri. Il caso dell’Ipercoop di Courgnè, Torino, che tanto stupore ha creato in questi giorni, non è affatto isolato. Anche le regioni più «rosse», dove il primo maggio è sempre stata una data intoccabile, rispondono alle leggi del mercato, della concorrenza e della crisi economica. Il Nord soprattutto, ma non solo. E i supermercati in testa. I punti vendita della Pam resteranno aperti a Bologna, Chioggia, Genova, Milano, Torino, Trieste e Verona. Carrefour apre le porte ad Aosta, Assago, Cagliari, Domodossola, Pontecagnano (Salerno), Leini (Torino), Gavirate (Varese), Marcianise (Caserta). E così per le altre due grandi catene, Bennet ed Esselunga, con la rara eccezione di Auchan.
Insomma, in Italia si cambia musica e ci si allinea, «con le dovute autorizzazioni comunali» - tiene a precisare l’ufficio stampa di una grande catena - al trend che ormai si è affermato in gran parte dei Paesi europei. Dove «festa» non vuol dire scomparsa assoluta dei servizi ai cittadini. E infatti i commenti che arrivano dalle aziende che da qualche tempo hanno deciso di svoltare sono all’unisono: «Non obblighiamo nessuno a lavorare. Seguiamo il solco tracciato all’estero. Offriamo un servizio in più ai nostri clienti. E poi di mezzo c’è il mercato. Se il tuo diretto concorrente tiene aperto... ».
E a ragionare così non sono solo i supermercati. L’industria del tempo libero, per definizione, punta al tempo libero dei suoi clienti: così non solo i cinema restano aperti il primo maggio, ma anche i centri fitness, perché se non si lavora, qualcosa si dovrà pure fare. E allora GetFit farà sudare i suoi iscritti in molti dei suoi centri e così anche FitnessFirst.
Poi c’è lo shopping, inteso come la caccia ai capi di abbigliamento. Il primo maggio si concentrerà soprattutto nei salotti buoni delle città: Benetton resta aperta in corso Vittorio Emanuele, a Milano, a due passi dal Duomo, come molti punti vendita della Stefanel. Fuori città, gli outlet, da sempre i più stakanovisti, quasi si infastidiscono quando si chiede conferma dei turni: tutti aperti i cinque punti vendita del Mercatone (Serravalle, Fizzonasco, Brugherio, Spino d’Adda, Abbiategrasso), «come il 15 agosto», dicono tra il fiero e lo stizzito.
Sì perché la festa dei lavoratori sembra aver perso ormai il suo lato simbolico e sembra essere percepita da molti cittadini-clienti quasi come un ferragosto senza mare, «dove se c’è qualcosa da fare, è meglio per tutti» e vissuta da chi sta dall’altra parte come un’occasione: «Pagano il 55 per cento in più dello stipendio. Perché rinunciare?».


Nei McDonald’s è una filosofia che si pratica da tempo, così come nei punti vendita legati ad Autogrill, e non solo in autostrada.
Qualcuno, però, si rende conto che qualcosa di strano c’è: «Vuole sapere quando siamo aperti? È un’informazione riservata», dice la responsabile regionale di una grande catena. Certo, un’informazione riservata.

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