È morta improvvisamente, a 83 anni, Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenberg, per tutti Ira von Fürstenberg, principessa, attrice nei mitici anni '60 e 70 e designer. Era nata a Roma il 17 aprile del 1940, figlia di Clara Agnelli, la sorella maggiore dell'Avvocato, e di Tassilo Fürstenberg figlio di Karl Emil Fürstenberg, metà famiglia austriaca (il nonno ambasciatore dell'imperatore Francesco Giuseppe) e metà ungherese (la nonna era della famiglia più ricca del Paese).
Con questi natali la sua vita è stata la raffigurazione plastica di che cosa significhi la parola «jet set» con la lunga teoria di incontri, di amori, di Dolce Vita, di teste coronate, di Cinecittà e di salotti che non solo frequentava ma che animava. L'infanzia con le tate tra Venezia, Cortina d'Ampezzo, Forte dei Marmi e Salisburgo, poi, quando i genitori si lasciarono, il collegio di suore in Inghilterra.
Ma la sua vita è stata segnata anche da scelte un po' controcorrente come per i suoi due matrimoni, il primo, per il quale fu chiamata «la sposa bambina», con Alfonso di Hohenlohe-Langenburg nella casa di Venezia, villa Agnelli, già casa Radetzky, che il Senatore regalò a sua mamma Clara. Lei aveva 15 anni e lui 28, subito dopo il trasferimento in Messico perché lui era il concessionario in esclusiva della Volkswagen e da cui ebbe due figli, di cui uno, Christoph, è stato purtroppo trovato morto nel 2006 a 50 anni nella cella di un carcere di Bangkok accusato di aver falsificato il visto sul passaporto.
Con il primo marito il legame si spezza quasi subito, tempo 5 anni e Ira (come le cronache dei giornali avevano cominciato ad abbreviarla colloquialmente) convola in seconde nozze con Francisco Matarazzo Pignatari, detto Baby, imprenditore e playboy emigrato da Napoli in Brasile. In questo caso lei aveva compiuto 20 anni e lui 43 ma la relazione durò solo quattro anni.
Nel continente americano comunque Ira von Fürstenberg si era comunque mossa dal Sud America al Nord America con nonchalance tanto che a Hollywood veniva avvistata a feste insieme a Gary Cooper e Frank Sinatra. In quel contesto conobbe anche il produttore Dino De Laurentiis che le consigliava di fare l'attrice proponendole addirittura il ruolo di Barbarella che poi fece Jane Fonda. Ma lei, con due figli da crescere, tergiversava e il grande produttore si dileguò.
Il pallino dell'attrice però le era rimasto tanto che viene eletta nel 1965 «Lady Europa», una specie di Miss Europa e inizia una carriera cinematografica non esattamente ai livelli che le proponeva De Laurentiis. Infatti, in un'intervista di sei anni fa al Corriere, diceva di «odiare la gente che fa la vittima» ma anche di avere un rimpianto, proprio per il cinema: «Ho recitato in 28 film, da Lattuada a Bolognini, ma non di prima qualità; di tanti non ricordo nemmeno il titolo. Fu la mia malattia, essendo una donna molto ambiziosa. Dopo l'insuccesso di Processo per direttissima, ispirato alla vicenda di Giuseppe Pinelli (io interpretavo Camilla Cederna), cominciai a vivere un'altra vita».
Però non fu una meteora perché appunto a cavallo fra gli anni sessanta e i settanta prese parte a una trentina di film collaborando con Alberto Lattuada in Matchless (1967), con Mauro Bolognini l'anno dopo in Capriccio all'italiana e poi con Alberto Sordi nel mitico Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue di Luciano Salce, il seguito del Medico della mutua di Luigi Zampa. Nel film c'è pure come attore il secondo marito di sua madre, Giovanni Nuvoletti nei panni dell'avido chirurgo Azzolini e lei in quelli della dottoressa dietologa Olivieri. Arriviamo al 1970 con Lamberto Bava in 5 bambole per la luna d'agosto, lo stesso anno in cui ha anche presentato la ventesima edizione del Festival di Sanremo, a fianco di Nuccio Costa e di Enrico Maria Salerno, quando esordì Patty Pravo e vinse la coppia formata da Adriano Celentano e Claudia Mori con il brano Chi non lavora non fa l'amore.
Gli anni Settanta se ne vanno in un baleno con titoli come La prima notte del dottor Danieli, industriale, col complesso del... giocattolo di Giovanni Grimaldi, Giornata nera per l'ariete di Luigi Bazzoni, Homo Eroticus di Marco Vicario accanto a Lando Buzzanca protagonista anche del successivo Le belve di Giovanni Grimaldi. Segue il film erotico e avventuroso Le calde notti di Don Giovanni di Alfonso Brescia in cui Ira von Fürstenberg non sfigura tra le icone sexy Barbara Bouchet e Edwige Fenech e così partecipa anche a un film spagnolo di Fernando Merino, accanto a Sylva Koscina e a Aldo Giuffrè, il cui titolo viene stravolto in un ammiccante La strana legge del dott. Menga. Titoli di coda.
È l'inizio della seconda vita artistica di Ira von Fürstenberg, soggetto dei maestri fotografi Cecil Beaton e Helmut Newton, modella per Diana Vreeland di Vogue e, soprattutto disegnatrice non di gioielli, perché diceva «lo fanno tutti», bensì di oggettistica «che è più nobile e meno sputtanante». Ecco allora una miriade di centritavola, cornici, alari, candelabri, oggetti religiosi e suppellettili realizzati con materie prime che lei aveva miscelato durante i suoi tantissimi viaggi, dal cristallo di rocca al porfido, dalla malachite al corallo, dalla giada al bronzo, fino ai legni rari.
80 di questi pezzi, molti sono visibili nel suo account social di Instagram, finiscono nel 2018 (l'anno prima del volume di Nicholas Foulkes Ira: The Life and Times of a Princess) in un'importante esposizione della Fondazione Musei Civici di Venezia allestita da Pier Luigi Pizzi nelle Sale Imperiali di Palazzo Reale al Museo Correr. La mostra s'intitolava «Object Uniques».
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