La difesa di Bruno Contrada non demorde. E dopo ben due pronunciamenti contro la richiesta di revisione del processo all'ex funzionario del Sisde - condannato in via definitiva a dieci anni per concorso esterno in associazione manfiosa - si rivolgono alla Cassazione: perché valuti l'operato dei giudici di Caltanissetta che hanno detto «no» alla revisione del processo e decidano cosa fare.
I dettagli dell'iniziativa sono stati presentati dagli avvocati di Contrada - che attualmente sconta la pena nella sua casa di Palermo agli arresti domiciliari, a causa di gravi problemi di salute - Giuseppe Lipera e Grazia Coco. In primo luogo i penalisti chiedono che a valutare l'opportunità o meno di fare la revisione siano i giudici della Corte d'Appello di Catania, non quelli di Caltanissetta. E questo per quello che ritengono sia un presunto caso di incompatibilità: il presidente della Corte d'appello di Caltanissetta, infatti, è il giudice Francesco Ingargiola, lo stesso magistrato che nel '96 a Palermo, da presidente della V sezione penale del Tribunale, condannò a dieci anni l'ex 007. La tesi non è nuova, è stata già respinta ma i legali di Contrada ci riprovano ugualmente. Perché a loro parere quello che non va è l'impianto di fondo su cui la sentenza si è basata. Per l'avvocato Lipera si è giunti alla condanna dell'ex funzionario del Sisde «non basandosi su prove concrete e schiaccianti, perché non ce ne sono, ma prendendo in considerazione un'innumerevole quantità di "dicerie" promosse a indizi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.