Roma - Correre ai ripari, è ora la parola d’ordine nel Palazzo. Toccato dallo scandalo di Vallettopoli il mondo politico preme sull’acceleratore per varare provvedimenti che impediscano a chi viene coinvolto nelle inchieste giudiziarie la «gogna mediatica» o di finire «nel frullatore», come dice Walter Veltroni di Silvio Sircana. È stato immediato l’intervento del Garante della privacy per impedire la pubblicazione di notizie non essenziali per l’informazioni, ma non basta. E, dopo 7 mesi di sonno, torna a essere urgente il varo del ddl del Guardasigilli Clemente Mastella sulle intercettazioni telefoniche, magari prima di Pasqua.
«Quello che il Parlamento ha il dovere di fare - scandisce il ministro della Giustizia - è approvare il mio provvedimento, altrimenti quello che sento in giro sembrano solo pianti di coccodrillo». Aggiunge che nella norma potrebbero essere inseriti alcuni aspetti che riguardino proprio le sanzioni dell’Authority. «Se non ci sono regole - avverte Mastella - la deontologia non basta, all’interno di un sistema di regole la deontologia diventa efficace». Anche il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, preme per un provvedimento urgente e stavolta sia maggioranza che opposizione sembrano d’accordo nel porre dei solidi paletti a tutela della vita privata di veline, calciatori, manager e, soprattutto, politici.
Ma sulla solerzia del governo Prodi e della sua maggioranza Pier Ferdinando Casini ha qualcosa da dire: «Si continua a sbagliare. Ci si accorge del problema solo quando a essere toccata è la propria parte politica. I principi vanno applicati a tutti, altrimenti non sono principi ma convenienze». La pubblicazione di notizie o foto scandalose, sottolinea il leader dell’Udc, «è grave, ugualmente se vale oggi per Sircana e ieri per Sottile o Fazio». Al portavoce del governo Casini ha espresso tutta la sua solidarietà per telefono, con lo stesso atteggiamento che ha avuto a suo tempo con l’allora portavoce di Gianfranco Fini e con l’ex governatore della Banca d’Italia.
Approva l’iniziativa del Garante il leader di An perché, dice, «siamo arrivati all’imbarbarimento della vita civile ed è giusto prendere delle iniziative». Fini sembra però un po’ scettico e si augura che il provvedimento di Franco Pizzetti «trovi riscontri nei fatti». C’è di che essere preoccupati della situazione ma, spiega d’accordo con Casini, «la preoccupazione non dev’essere in virtù della vittima di turno».
A finire sui giornali stavolta è stato anche il leghista Roberto Maroni, che se la prende con i magistrati: «Dovrebbero fare delle verifiche per evitare che poi si mettano in moto casi come questi. Io non ho subìto nessun ricatto, nessuna estorsione, non ho acquistato nessuna foto. Eppure il mio nome è finito sui giornali, solo perché era contenuto nell’ordinanza del magistrato che conduce l’indagine».
L’azzurro Fabrizio Cicchitto è perplesso sull’iniziativa del Garante perché «il problema non è solo dei giornalisti, ma di ciò che sta a monte: la sistematica violazione del segreto istruttorio e anche il tipo d’indagine del Pm», che finisce con trasformarsi in un «gioco al massacro» che di volta in volta colpisce Sircana, Sottile, Barbara Berlusconi... Visto che il portavoce del governo ha avuto un trattamento diverso da quello di Sottile o Fazio, il centrista Maurizio Ronconi chiede a Sircana di contribuire alla «riabilitazione civica» degli altri due.
Non sarà, si chiede Daniele Capezzone, che non avendo il coraggio di contrastare le Procure che fanno filtrare le informazioni, si ripiega sulla meno impegnativa lotta ai giornalisti? Il deputato della Rosa nel pugno non condivide né il provvedimento del Garante, né il ddl Mastella. «Resto favorevole - dice - alla chiarezza del modello anglosassone: no a censure preventive, e poi (ripeto: poi) chi ha sbagliato paghi».
Dal centrosinistra, invece, solo applausi a Pizzetti. «Finalmente - dice Franco Laratta della Margherita - non finiranno più sui giornali le notizie-spazzatura e tutte quelle porcherie che non interessano i lettori». Ma ora, ci vuole anche il «segnale forte» dell’approvazione del ddl Mastella.
L’importante, per Massimo Donadi dell’Italia dei valori, è che tutto questo non si traduca nell’«ennesimo privilegio per il potente di turno», perché la privacy di un comune cittadino vale come quella di un personaggio pubblico.
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