Prodi scontenta tutti e fa finta di niente

Egidio Sterpa

Vediamo se è possibile ragionare sulla attuale situazione politica italiana con buon senso e senza prevenzioni. Voglio provarci perché, ovviamente, chi scrive su questo giornale è sospettato di parteggiare acriticamente per il centrodestra e di pregiudizio verso il centrosinistra, quindi di esprimere opinioni preconcette, il che, se fosse vero, costituirebbe un serio ostacolo a una esatta valutazione dei fatti.
Lascio naturalmente al lettore giudicare la credibilità degli analisti e dei cronisti di questo giornale, che ormai ha 33 anni di vita e, se ha resistito fin qui, collocandosi tra i cinque-sei più importanti quotidiani nazionali, ci devono pur essere ragioni serie. Cito un nome per tutti, purtroppo scomparso nei giorni scorsi: Nicola Matteucci, studioso liberale di grande livello intellettuale, accademico universalmente stimato, oltre che persona di grande dirittura morale, che notoriamente non faceva sconti a nessuno. Ebbene, Matteucci, illustre collaboratore ingaggiato da Montanelli, non ha mai dubitato che da queste colonne si potessero esprimere liberissime opinioni: è morto lasciando incompiuto, sul suo tavolo di lavoro, uno scritto destinato proprio al Giornale. Il che, lo dico senza retorica, rende tutti noi, che qui scriviamo, orgogliosi di averlo avuto sodale e amico.
E veniamo al nostro proposito di ragionare non faziosamente sul momento politico. Che questo governo e la sua politica non incontrino favori nell’opinione pubblica, penso sia incontestabile. Mi pare che lo si possa dire senza forzature. Lo stesso onorevole Prodi è costretto a riconoscerlo quando ammette, sia pure con fastidio, che la sua Finanziaria «scontenta tutti perché è seria». Un’affermazione piuttosto presuntuosa, però. È un fatto che la politica economica (ma non solo quella) del suo governo non piace a troppi, tra i quali parecchi del suo stesso sodalizio politico. Fassino, per esempio, si augura addirittura di un «cambio di passo» (ed evitiamo di dare una interpretazione a questa espressione); D’Alema è indaffarato con la politica estera, ma quando si occupa di quella interna basta vedere le facce che fa; Rutelli, secondo vicepremier, è costretto a difendere la politica prodiana, ma quando si confida con gli intimi non nasconde il timore di doverne fare penitenza.
Di insofferenze ce ne sono davvero molte nella multicolore galassia del centrosinistra. Prodi ne è indispettito e si vede. Ogni tanto non riesce a nascondere irritazione, fino a minacciare reazioni quasi bibliche, alla Sansone: se cado io, cadrà tutto. Il Riformista, giornale che non rinuncia alla sua diversità e indipendenza (basta leggere Macaluso) trova tutt’altro che rassicurante l’atteggiamento del presidente del Consiglio. Sabato scorso conclude così la sua analisi: «Scontentare tutti» potrebbe diventare il nuovo slogan unionista. Una volta che voglia votarsi alla sconfitta, s’intende».
Insomma, come si fa, pur col medesimo sforzo di indulgenza, a considerare la politica di questo governo passabile? Il problema non sta tanto nelle valutazioni negative delle agenzie internazionali di rating, ma piuttosto nella mancanza di linea, di strategia, di certezze, di coraggio, come dice Montezemolo, addirittura di Weltanschauung, per dirla con un’espressione che comprende tutto, che rende questo governo e la sua maggioranza incredibili, inaffidabili, almeno così come sono ora, come si comportano, con le tante contraddizioni che li contraddistinguono. Sono giudizi, peraltro, anche di esponenti del centrosinistra, di prodiani persino che, mutatis mutandis, fanno il paio con quelli di studiosi come Mario Monti, analisti come Francesco Giavazzi, per citarne solo due tra i più autorevoli. Senza citare Salvi, Mussi e altri della sinistra estrema, che sono piuttosto infuriati perché vedono sfarinarsi il loro progetto di primazia.
Dov’è, dunque, il «complotto» a cui si appiglia Prodi? Come si fa a dire che tutta la stampa italiana gli è contro? Quando si tolgono questo giornale, quello di Feltri e uno o due altri minori, la stampa italiana ha avuto e ha tuttora tanta comprensione per il centrosinistra e il suo leader di governo. Cosa che non accadeva, diciamo la verità, al leader del centrodestra.

È vero o no che è stato proprio il «cartello» dell’informazione a rendere possibile la vittoria, sia pure striminzita, del centrosinistra? Se oggi lo scontento è tanto diffuso - diciamo per obiettività anche questo - non è tanto merito dell’opposizione, sommossa purtroppo da distinguo quasi suicidi e anche da qualche proposito, quanto del massimalismo e della confusione in cui sta annegando un governo davvero senz’anima, il peggiore da tanti anni a questa parte.

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