Corre voce che la Casa delle libertà si appresti ad elaborare un programma di governo come piattaforma della propria azione politica. Le prime anticipazioni non sono tuttavia incoraggianti: sembra mancare il colpo dala capace di sgretolare la cappa di conformismo che grava sul Paese. Un approccio stereotipato sembra ignorare lelemento fondamentale per la buona salute di un Paese: lo sviluppo del prodotto interno lordo.
Il Pil fotografa la quantità di risorse o di «ricchezza» prodotta ogni anno da un Paese. Più aumentano le dimensioni del Pil, meglio vanno le cose: aumenta il fatturato delle imprese e presumibilmente lutile e quindi la base imponibile; aumenta il gettito dellIva, aumenta loccupazione e quindi lammontare delle retribuzioni imponibili con conseguente incremento del gettito fiscale, aumentano i consumi e quindi i profitti tassabili del terziario, in aggiunta allincremento dellIva, migliora il rating del Paese, favorendo così le transazioni internazionali ed esercitando un effetto benefico sulle condizioni di credito. Da ultimo, siccome il livello del debito pubblico è generalmente calcolato in rapporto percentuale col Pil, laumento di questultimo provoca automaticamente una riduzione percentuale del debito. Questo significa una sola cosa: il concetto da promuovere è lo sviluppo del Paese, opposto al concetto di redistribuzione, caro alle sinistre. Corollario di quanto sopra è la comprensione del fatto che lunico vero motore dello sviluppo è limpresa. Se inoltre il Pil è la vera misura del nostro benessere economico e se limpresa è lunico motore dello sviluppo, qualsiasi programma di governo, degno di questo nome, dovrebbe riservare allimpresa il posto di onore.
Le cose tuttavia non procedono secondo logica tantè vero che i governi al potere si adoperano diligentemente per rendere difficile la vita alle imprese. Ove si riflettesse sul fatto che lo Stato può essere considerato metaforicamente come il più grande azionista di tutte le imprese private e pubbliche italiane grazie al prelievo, sotto forma di imposte/dividendi, del 50 per cento degli utili, tanto più il comportamento del governo apparirebbe demenziale.
E pensare che lItalia rappresenterebbe il sito ideale per lo sviluppo dellattività imprenditoriale, essendo il Paese in cui più numerose fioriscono le piccole e medie imprese. E solo la miope vocazione ostruzionistica dei governi ha impedito a questa miriade di piccole e medie imprese di svilupparsi nei giganti industriali. Per praticare uniniezione di coraggio, ricorriamo al conforto della Costituzione: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, unattività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».
*Ex senatore di Forza Italia
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