Pronto il trapianto totale di viso «Cerchiamo il paziente adatto»

«Ci vuole un soggetto che abbia la forza di accettare un volto completamente sconosciuto»

Erica Orsini

da Londra

Face Off fino a oggi era soltanto il titolo di un bel film. Un fanta-thriller in cui John Travolta e Nicolas Cage si scambiavano il volto rimanendo intrappolati l’uno nei panni dell’altro fino a che il bene non aveva la meglio sul male.
Storie di cinema appunto che però da mercoledì prossimo a Londra potrebbero diventare realtà. Secondo quanto rivelato ieri da alcuni quotidiani britannici un ospedale della capitale è pronto per dare il via al primo trapianto totale di faccia del mondo. Il chirurgo plastico protagonista del clamoroso intervento si chiama Peter Butler e lavora come consulente al Royal Free Hospital dove sarebbe già stato contattato da ben 29 ipotetici candidati all’operazione. Tutte persone con il viso sfigurato in modo gravissimo, tanto da essere pronti a fare da cavia per un trapianto che di certo non è cosa semplice. Secondo fonti del Times il comitato etico ospedaliero dovrebbe esprimersi proprio nei prossimi giorni annunciando probabilmente già mercoledì il consenso all’operazione. Butler aveva già chiesto di poter effettuare la procedura nel 2003 su una ragazzina irlandese di 14 anni, ma a quel tempo l’autorizzazione gli era stata negata per due motivi fondamentali. Alcuni ritenevano che i rischi per la vita della paziente fossero troppo alti, altri sottolineavano le problematiche psicologiche collegate al trasferimento della faccia di una persona su un altra. Lo scorso anno però, qualcosa è cambiato per sempre. Il trapianto parziale di volto effettuato con successo su Isabelle Dinoire, una donna francese di 38 anni il cui viso era rimasto completamente sfigurato a causa dei morsi di un cane, ha dimostrato che i tempi sono maturi perfino per quella che sembrava chirurgia da fantascienza. «Finalmente ho una faccia come tutti gli altri - aveva dichiarato la coraggiosa signora in televisione - e spero che questo tipo di operazione possa aiutare anche altre persone come me».
Il dottor Butler ha la medesima certezza, ma non vuole apparire un chirurgo frettoloso alla ricerca di fama a buon mercato. A sua disposizione ha una squadra di 30 specialisti che da dieci anni studia insieme a lui le varie tecniche di trapianto facciale e tutte le possibili implicazioni cliniche e psicologiche. «Il mio scopo non è essere il primo a fare l’intervento - ha dichiarato il medico - ma trovare il paziente più adatto. È importante che si tratti di qualcuno in grado di sostenere l’impatto psicologico oltre al resto. Considerare quest’operazione come una corsa contro il tempo sarebbe molto pericoloso - ha aggiunto - perché potrebbe arrecare danni al paziente e alle procedure». Butler ha indicato come potenziale candidato un ragazzo di 22 anni rimasto gravemente ustionato quando era ancora un bambino. Un simile intervento richiede l’impegno contemporaneo di due squadre di specialisti, una che opera sul donatore, l’altra sul ricevente. Quest’ultimo, una volta concluso l’iter procedurale previsto, dovrà assumere dei farmaci immunosoppressori per il resto della sua vita per evitare il rigetto.

Un prezzo che - secondo il medico londinese - molte persone sono disposte a pagare piuttosto che passare il resto dell’esistenza chiuse in casa a difendersi dalla pietà e dall’orrore degli sguardi estranei. «Questa non è un tipo di chirurgia che migliora la vita - ha affermato Butler - ma che la salva, perché consente a questi pazienti di reinserirsi completamente nella società».

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