«La prossima sfida? Cantare in ladino»

Con lei in tounée, anche due cori alpini che entreranno nel suo prossimo album

Antonio Lodetti

Con quella fervida individualità espressiva, con una vocalità duttile e friabile in grado di passare dagli accenti dolorosi a quelli più leggeri e spensierati, Antonella Ruggiero continua a viaggiare tra i generi musicali più diversi. Ogni suo concerto prende una direzione diversa; in questi giorni è in tournée con Stralunato recital insieme a Mark Harris, con due cori alpini di sessanta elementi, con i canti sacri di Sacrarmonia, con orchestre come la Suoni del Sud e la Ciajkovskij del Maestro Quadrini, e col suo progetto jazz che ha dato vita all’album Big Band.
Sarà proprio quest’ultimo ad animare lo show di domani sera ai Giardini Baden Powell di Salò; ovvero la sua personale rilettura con orchestra di classici di Duke Ellington (Caravan), Cole Porter (Begin the Beguine), Rodgers & Hart (Blue Moon) e brani di cantautori storici, genovesi come lei, come Tenco (Mi sono innamorata di te), Fidenco (Legata a un granello di sabbia), Bindi (Arrivederci).
«È un viaggio attraverso una musica elegante - dice la Ruggiero - e attraverso epoche e stili differenti, ed è nato da una serie di concerti della scorsa estate con la big band di Davide Di Gregorio. A cantare questi brani che lasciano grande spazio all’interpretazione e all’improvvisazione vocale e che fanno parte della mia giovinezza. Io sono cresciuta ascoltando Tenco e Rodgers & Hart».
Ogni sera una sfida diversa e un repertorio differente.
«Amo cambiare per evitare che l’arte si trasformi in routine e per provare sempre nuove emozioni; le canzoni vanno cantate con l’anima».
Ormai i concerti sono la sua attività principale.
«Lavoro al contrario. Voglio abbattere gli steccati imposti da certa musica leggera che non cerca la qualità ma il profitto. Gli altri artisti prima incidono un disco e poi lo portano in tournée. Io parto direttamente con i concerti, dove sperimento i nuovi brani e poi, nelle pause, registro l’album che documenta i concerti. Ho fatto così con Big Band e Sacrarmonia, e presto lo farò anche con i canti alpini».
Un’esperienza che l’ha colpita quella dei canti di montagna.
«È un’interessante progetto creativo in cui la voce è l’unico strumento. Volevo entrare nel mondo dei cori, riscoprire la musica popolare italiana essendo l’unica voce femminile in un gruppo di uomini».
Sappiamo che ha ancora tanti progetti in cantiere.
«Oltre al disco sui cori alpini sto lavorando al secondo cd di Sacrarmonia. Naturalmente farò tanti concerti. Il più toccante sarà quello del 5 settembre a Berlino, per la Giornata della memoria, dove interpreterò brani della tradizione ebraica, canti ladini e inni di varie religioni».


I Matia Bazar sono un ricordo lontano.
«Un bel ricordo, tanto che in Big Band riprendo Per un’ora d’amore, pezzo legato ai miei esordi con i Matia Bazar. Il pop è sempre nel mio cuore, anche se adesso sono concentrata su strade molto diverse».

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