«La prova del cuoco» sulla graticola

Dopo i «4 gatti in padella», specialità dello chef Bigazzi, i censori gastronomici della trasmissione Rai «La prova del cuoco» non sanno più che pesci pigliare. E, nel dubbio, hanno deciso di non pigliare neppure il coniglio. Nel nostro caso, ovviamente, «pigliare» sta per cucinare: il verbo più amato dalle massaie italiane che dalle 12 in poi spiattellano felici davanti al programma che fu di Antonella Clerici al grido di Le tagliatelleee di nonna Pinaaa....
Ma torniamo al coniglio. A servire la notizia è il sito del Corriere della Sera: «La Rai al cuoco: “Niente coniglio”. E Pasqual deve cambiare ricetta». Ma chi è Pasqual? Diciamo subito che Pasqual di nome fa Morgan (e già questo non depone a suo favore...); professione: cuoco del ristorante «5 Sensi» a Malo, in provincia di Vicenza. Lui, ospite la settimana scorsa alla «Prova del cuoco», pare sia stato costretto a «modificare la sua ricetta in nome della pace televisiva». In particolare della pax-Rai, ancora presa dallo scandalo-Bigazzi per il suo elogio catodico del piatto gato in tecia (guarda caso di tradizione vicentina) costato al gastronomo l’espulsione immediata e alla trasmissione condotta dall’apprensiva Elisa Isoardi una bella padellata di polemiche. Risultato: lunedì su Rai 1 alla «Prova del cuoco» niente tortelli col ripieno previsto, ma con la faraona che evidentemente è considerata meno gastronomically-correct del conigliesco roditore.
«Mi è sembrata una questione di delicatezza - racconta Pasqual al Corriere.it -. Le parole di Bigazzi hanno sollevato un polverone tale da farne parlare anche la stampa estera. I vicentini sanno che il gatto non si mangia più, ma posso capire la posizione della Rai e quindi non ho fatto storie e ho scelto la faraona». Meglio pensare alla gara in tivù, insomma, e a quel torneo dell’«Uovo d’oro» che sfida cuochi di diverse regioni. «Per la sfida ho portato con me alcuni ingredienti simbolo della cucina vicentina - spiega Pasqual - al posto del coniglio la faraona, la farina di mais Marano e il broccolo fiolaro per far assaporare ai giudici le eccellenze che la nostra provincia esprime. E ho consigliato loro di accompagnare il mio piatto con un calice di Durello».
Intanto sui blog enogastronomici la polemica monta come una maionese impazzita: «Tra il signor Bigazzi che spiega come cucinare un gatto e la Isoardi che asserisce di aver pensato alla morte, mentre il collega parlava così in televisione, e di essersi precipitata a casa, dopo la trasmissione incriminata, per dare subito i croccantini al gatto, ecco, tra queste due variabili del tutto impazzite, il sottoscritto preferisce senza l’ombra del minimo dubbio il bizarro outing di Bigazzi, piuttosto che la retorica buonista della Isoardi». Pensiero chiarissimo, pur se non espresso con un italiano fluente...
Scusate, ma a questo punto - dopo aver steso un coperchio pietoso sul gatto al forno del menu Bigazzi - una domanda inquietante bolle in pentola. Perché salvare il coniglio a scapito della faraona? E poi, soprattutto: perché nessuno difende da forno, fornelli e griglia anche le mandrie di bovini e suini che ogni giorno vengono sacrificati per rendere succulenti i nostri pranzi? Dove si sono imboscati i paladini dei legittimi diritti dei polli? È giusto considerarli - in quanto polli - più stupidi di tutti gli altri animali?
Ma perfino i vegetariani hanno i loro scheletri nell’armadio.

E sulla tavola. Recenti studi hanno dimostrato infatti che anche piante e ortaggi, al momento di essere strappati dal terreno, avvertono una «sensazione di dolore».
Pensateci, quando state per addentare una fresca insalatina...

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