Provincia Gli impiegati deportati al Torrino Presidente e assessori non mollano il Palazzo

AMELINA (PDL) «Così non ci sarà dialogo tra gli uffici, creando disagi ai cittadini»

Provincia Gli impiegati deportati al Torrino Presidente e assessori non mollano il Palazzo

Circa duemila impiegati su tremila della provincia di Roma devono prepararsi, almeno psicologicamente, a cambiare aria. Potrebbe attenderli un trasloco dai loro uffici, al momento articolati in 97 strutture organizzative e sparsi in 13 sedi. Il consiglio provinciale, infatti, ha approvato con 22 voti favorevoli - l’opposizione è uscita dall’aula all’atto della consultazione - il diritto di opzione all’acquisto di un nuovo edificio in località Castellaccio (Torrino) per poter «consentire una maggiore funzionalità dei servizi e delle attività istituzionali, attribuendo anche maggiore visibilità alla provincia e un più elevato livello di efficienza e efficacia della sua azione».
Sulle procedure di acquisto forti dubbi sono stati espressi dal consigliere provinciale Danilo Amelina (Pdl) che, relativamente all’acquisizione dell’immobile, sostiene che «il provvedimento cozza con il patto di stabilità che il governo impone agli enti locali, Provincia di Roma compresa» e, peggio, «non si ha conoscenza della via e nemmeno del numero civico di questo palazzo, peraltro ancora da costruire». «Non si riesce nemmeno a capire - aggiunge - come verrà pagato: se con mutuo o con leasing e con il ricavato dalla vendita di quale immobile di proprietà provinciale».
Riguardo alla razionalizzazione degli uffici e alla ottimizzazione delle condizioni di lavoro dei dipendenti, «ben vengano - dice Amelina - purché non siano monche o puramente di facciata, o meramente giustificative della spesa». Partendo dalla considerazione che la razionalizzazione e la speditezza amministrativa procedono di pari passo non solo con il processo di accorpamento delle procedure, ma sostanzialmente con la rapidità di confronto tra dirigenti e amministratori, Amelina rimprovera alla maggioranza di voler «rinvigorire» la posizione e il concetto non gradito ai cittadini di «casta», oltre al rischio di dare il via a una vera e propria iniziativa di facciata. «Che significato ha - si chiede Amelina - trasferire la quasi totalità dei servizi e dei dipartimenti in un luogo decentrato, quando presidente e assessori rimangono a palazzo Valentini?».
La razionalizzazione e la speditezza amministrativa, che derivano sostanzialmente dal confronto quotidiano tra dirigenti e assessori, inevitabilmente ne risentirebbero.

Per cui è necessario, sostiene il consigliere, che «gli uffici del presidente, degli assessori, dei gruppi politici, il consiglio e le commissioni si trasferiscano in blocco nel nuovo edificio del Castellaccio e Palazzo Valentini venga messo a disposizione come polo museale, dal momento che presenta tutti i requisiti necessari per tale destinazione».

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