Il pubblico sceglie i ballerini

Un dialogo tra le arti - musica, danza, architettura, ed elementi visuali - portato avanti con emozione percettiva, usando il corpo dei danzatori come un’opera d’arte viva e reattiva, capace di far relazionare la platea con ogni angolo, vetrata o parete del museo. Pubblico attivo, esplorazione dei luoghi e architettura del movimento al centro della scena sono le tre direttrici su cui si sviluppa Dialoge 09, installazione della coreografa tedesca Sasha Waltz che domani e domenica, in occasione dell’apertura straordinaria del MAXXI, aggiunge un nuovo tassello al ciclo di eventi promossi per scortare il museo alla definitiva apertura prevista per maggio 2010. Una coreografia di ricerca, quella che privilegia l’invasione di inediti spazi architettonici. Ma anche un work in progress effettuato tra i corridoi e le stanze di un edificio ancora spoglio, destinato diventare il tempio dell’arte contemporanea, dove il pubblico sarà spettatore attivo di un «dialogo» interdisciplinare e potrà scegliere tempi e modi della fruizione della performance, eleggendo il proprio punto di vista tra le migliaia disponibili. «Non sarà un lavoro frontale, statico. La gente sarà attiva nello scegliere lo spazio visivo da esplorare, quali parti della messa in scena vedere e quali no» chiarisce Sasha Waltz.
Ne sono protagonisti 36 ballerinidella compagnia di Sasha Waltz, la quale, dopo aver realizzato analoghi esperimenti al Neues Museum di Berlino, al Monastero medievale a Montpellier, e a Palazzo Querini Stampalia, Venezia, stavolta ha scelto di tuffarsi nelle linee architettoniche ideate per il MAXXI. Due le stazioni individuate tra le suite: il piano terra, che ospiterà la prima parte dell’installazione, e i livelli superiori, dove il pubblico sarà libero di girovagare, relazionandosi con i danzatori sparsi ovunque nel museo.

«Di solito alle mostre il pubblico interagisce con quadri e statue: stavolta i ballerini sono le opere d’arte disseminate sui corridoi, le pareti e sotto le scale - spiega la Waltz che per la colonna sonora live ha puntato su quartetti d’archi, trombe e percussioni - la mia sfida all’architettura della Hadid è stata difficile ma stimolante. La forza delle linee, le geometrie, l’imponenza dei soffitti mi hanno spinta a profonde riflessioni. E pensare che la prima volta che ho visto questa struttura l’ho paragonata a un ufo atterrato a Roma».

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