Un ring di pugilato in Oratorio per celebrare un evento dal titolo evocativo «Un gancio da Dio». Una serata, mercoledì 29, per illustrare il proposito: rendere la boxe uno sport da Oratorio, come il calcio. A Rozzano ci sono già i presupposti e la parrocchia Sant'Angelo sarebbe la prima in Italia a metterlo in pratica. Si lotta tutti i giorni, in fondo. E di più a Rozzano. E Dio? «Ogni uomo di fede e non, vive anche un combattimento interiore - ha spiegato il parroco Don Luigi Scarlino - Nella Bibbia è descritto il combattimento fra Dio - che per alcuni è l'angelo - e Giacobbe». A Rozzano pulsa la voglia di riscatto, da quando è passata quell'idea che la vita umana valga quanto un paio di cuffie (un anno fa il giovane Manuel fu ucciso da un ventenne che lo stava derubando degli auricolari del telefono), la comunità rozzanese si è adoperata per far vincere la civiltà.
«Quando sono arrivato qui, nel 2020, mi sono occupato di ragazzi con disturbi cognitivi, poi mi sono stati affidati ventenni in attesa di giudizio: c'era chi spacciava, chi rubava, chi fomentava risse: scontavano in oratorio il loro percorso alternativo. Con l'aiuto di psicologi e grazie al Movimento dei colpitori abbiamo proposto il pugilato. Non la lotta brutale, ma le regole, l'arbitro che osserva, il rispetto dell'altro, i colpi da evitare per non far male». Sono gli incontri che cambiano le vite. E Don Luigi racconta di questi incontri, ragazzi che «hanno messo la testa a posto, trovato un lavoro stabile, formato una famiglia». Uno di loro ha fatto del kickboxing la sua professione. «In quel caso ci fu l'aiuto della famiglia, il giovane potè frequentare una palestra, poi le gare: arrivò qui a 19 anni, oggi ne ha 25 è diventato un mini campione e allena a sua volta».
Lo sport come terapia sociale. Ma anche emotiva: «Muoversi sul ring facilita la coordinazione, aiuta la concentrazione, a gestire rabbia ed emozioni. Per questo coinvolgiamo anche i tanti ragazzi che non riescono a studiare per i disturbi dell'attenzione» ha aggiunto il parroco. Le premesse c'erano tutte. «Così è nato il progetto supportato da diversi attori, dalla Federazione pugilistica alla Fondazione Testori. Mercoledì sera interverranno anche Jonathan Kogasso, che arrivò in Italia da ragazzino in cerca di fortuna e oggi è campione italiano di pesi massimi e Vincenzo Gigliotti, ex campione italiano ed allenatore di boxe. La squadra c'è, siamo pronti a partire».La serata è promossa dal «Movimento dei colpitori», nato due anni fa a Milano con la volontà di «mettere ko il degrado sociale, culturale e umano, a cui assistiamo e siamo sottoposti ogni giorno».
Ha esemplificato Federica Guglielmini che dirige la rivista Boxe Mania: «Questo sport ha un grande valore simbolico: mostra la sua evoluzione attraverso i secoli, dalla lotta per imporsi e prevaricare l'altro a una serie di colpi dettati da regole, le stesse che oggi dobbiamo riportare nella società. Così il cammino evolutivo del pugile è cammino evolutivo dell'uomo che sa vincere, sa perdere e, a conclusione di ogni incontro, sa abbracciare l'altro».
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