Pusher marocchino ai domiciliari, chiama il fratello a Bergamo per spacciare

Arrestato il 6 novembre con sei setti di hashish, viene scarcerato e messo agli arresti nella sua abitazione di Treviglio. Non potendo uscire fa arrivare il fratello dalla Sicilia, per proseguire l'attività, fermato dopo pochi giorni dai carabinieri. Ora sono finiti entrambi dietro le sbarre

Avendo qualche problema a proseguire l'attività commerciale ha pensato bene di aggregare alla ditta il fratello minore, fatto appositamente trasferire dalla Sicilia alla Lombardia. Peccato che la «ragione sociale» non fosse delle più lecite: spacciatore droga. E che l'impedimento al lavoro fosse dovuto a dei banali arresti domiciliari. I carabinieri hanno riportato le cose al loro posto, associando i due fratelli alle patrie galere.
La vicenda è emersa dopo che i militari avevano sorpreso a Treviglio, in provincia di Bergamo, un marocchino di 18 anni mentre vendeva una dose di «fumo» a un tossicodipendente della zona. Un rapido accertamento ha permesso di verificare come fosse il fratello del magrebino fermato il 6 novembre con sei etti di hashish. Arrestato convalidato dal magistrato che ha pero ha ritenuto sufficiente la semplice misura degli arresti domiciliari. E da allora il marocchino, 32 anni, sposato e con regolare permesso di soggiorno, si trova nella sua casa di Treviglio. Impossibilitato a uscire però. Per questo qualche settimana fa aveva fatto trasferire il fratello appena maggiorenne da Siracusa, per fargli proseguire la sua attività di spaccio.
I due sono stati quindi arrestati per concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Addosso al 18enne sono state trovate 17 dosi di fumo e nell'abitazione del fratello i militari hanno rinvenuto bilancini di precisione e altro materiale utile per confezionare lo stupefacente. Sembra che i carabinieri stiano già facendo una ricerca per scoprire se ci siano in giro per l'Italia altri fratelli dei due arrestati.

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