Avendo qualche problema a proseguire l'attività commerciale ha pensato bene di aggregare alla ditta il fratello minore, fatto appositamente trasferire dalla Sicilia alla Lombardia. Peccato che la «ragione sociale» non fosse delle più lecite: spacciatore droga. E che l'impedimento al lavoro fosse dovuto a dei banali arresti domiciliari. I carabinieri hanno riportato le cose al loro posto, associando i due fratelli alle patrie galere.
La vicenda è emersa dopo che i militari avevano sorpreso a Treviglio, in provincia di Bergamo, un marocchino di 18 anni mentre vendeva una dose di «fumo» a un tossicodipendente della zona. Un rapido accertamento ha permesso di verificare come fosse il fratello del magrebino fermato il 6 novembre con sei etti di hashish. Arrestato convalidato dal magistrato che ha pero ha ritenuto sufficiente la semplice misura degli arresti domiciliari. E da allora il marocchino, 32 anni, sposato e con regolare permesso di soggiorno, si trova nella sua casa di Treviglio. Impossibilitato a uscire però. Per questo qualche settimana fa aveva fatto trasferire il fratello appena maggiorenne da Siracusa, per fargli proseguire la sua attività di spaccio.
I due sono stati quindi arrestati per concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
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